I rapporti fra avvocati e magistratura inquirente sono stati sempre molto tesi, ma nel 1879 sfociarono nel primo sciopero di categoria. Gli animi si fecero molto accesi e furono quasi venti giorni di fuoco.
Sissignori, a Cagliari c’è uno sciopero generali degli avvocati! Così esclamava il Corriere della Sera il 31 Ottobre 1879.
«A primo aspetto la cosa può provocare il riso; ma riflettendo un poco non si può fare a meno di entrare in serie considerazioni. Se oggi sono gli avvocati… chi può garantire che domani i maestri di scuola (che di torti e di ingiustizie poverini, ne ricevuono continuamente e a sacca), dopodomani i medici condotti indi gli impiegati dello Stato non ne seguano l’esempio?».
Ma da cosa era nato questo sciopero? Il ministro della giustizia Tajani (eroe risorgimentale, peraltro) aveva mandato suoi emissari col compito di riformare la giustizia della Sardegna, piazzandoli nelle varie procure, ma apparentemente l’effetto ottenuto fu quello di mettere su un sistema ostile per gli avvocati della città di Cagliari.
In particolare il locale Consiglio dell’Ordine presentò un ricorso al ministro sottolineando i comportamenti irregolari della magistratura giudicante e inquirente, domandando che facesse giustizia mettendo fine a una lotta di puntigliosi dispetti.
In particolare il Consiglio lamentava quattro cose:
– che il procuratore generale aveva dato ordine di sequestrare le note che un avvocato aveva preso in carcere conversando regolarmente con un suo cliente;
– che ciò si era ripetuto più volte (“condotta strana e insplicata“);
– che un procuratore del Re aveva proibito del tutto a un avvocato di conferire col suo cliente;
– che il procuratore generale si rifiutava di emettere qualsiasi provvedimento richiesto, anche di incompetenza.
Cambiato ministro in Giovanni Battista Varè il 14 luglio ci si aspettava che cambiassero anche le pratiche dei magistrati.
Ed invece ad Ottobre il Consiglio vide tornare da Roma questa risposta al suo ricorso: “Il ministro non stimava meritevole di rispondere”.
A quel punto il Consiglio si radunò d’urgenza, si dimise in massa e convocò l’assemblea generale di tutti i membri dell’Ordine di Cagliari. Questa si tenne il 27 Ottobre e assunse questa deliberazione:
di cessare l’esercizio della professione finchè non sarà resa intera la soddisfazione dovuta al Collegio, e di chieder perciò la cancellazione dall’Albo incaricando il decano degli atti occorrenti.
Il 2 novembre il Corriere riportava che lo sciopero stava continuando. I dibattimenti che dovevano aver luogo alla Corte di Appello, alla Corte di Assise e al Tribunale vennero tutti sospesi, perché tutti i difensori aveva rimesso il loro mandato. Vi erano «danno e scandalo gravi».
Il Consiglio Comunale, per tentare di fare qualcosa, inviò un telegramma disperato al Ministro della Giustizia affinchè provvedesse; ottenendo una risposta dal segretario del Ministro riguardo al fatto che aveva informato il suo superiore e che era importante che il sindaco di Cagliari utilizzasse la propria moral suasion.
Nel Consiglio dei Ministri del 6 novembre, il Ministro Varè si dichiarò “disgustato” per il contegno del Presidente Benedetto Cairoli, il quale aveva interloquito direttamente con gli avvocati scavalcandolo, accettando di dare quanto questi chiedevano.
L’8 novembre lo sciopero continuava ancora. Da Roma si iniziò a dire che il ricorso non aveva mai ricevuto risposta perché formalmente scorretto, inoltre Varè affermava di non averlo mai visto. Cagliari rispondeva che il ricorso era stato spedito al Ministro con raccomanda e c’era la ricevuta di ritorno! Il Corriere conclude che si tratta di una scappatoia, altrimenti che idea ci dobbiamo fare della «diligenza e fedeltà che regnano nei gabinetti ministeriali»?
Il giorno successivo si inizia a mormorare che il procuratore generale di Cagliari potrebbe essere trasferito in Sicilia. Il governo vorrebbe tenere la mano ferma, ma non può rimanere inerte con tutti i danni fatti dall’immobilizzazione della macchina della giustizia. Il quotidiano L’Opinione paragona gli avvocati ai medici: «potrebbero in coscienza i medici far sciopero e lasciar languire gli ammalati per ottenere soddisfazioni che potrebbero procurarsi per altra via?».
Si parla di un gran meeting (il termine proviene direttamente dal giornale) che dovrebbe tenersi a Cagliari per protestare contro il governo, e vi è persino chi dice che vi verrebbe proposto un voto di divisione amministrativa dell’isola dal continente! Il Consiglio Comunale di Cagliari chiede al Ministro dell’Interno di intervenire il quale risponde che ha avvertito Varè. Questi ora afferma che è tutto equivoco, invitando una delegazione a Roma per discutere dei problemi degli avvocati di Cagliari.
Il 12 novembre vengono prese misure straordinarie. La Corte di Cassazione si riunisce per decidere quali provvedimenti prendere riguardo le cause penali da trattare presso la Corte di Appello di Cagliari, pensando di applicare un cavillo dell’ordinamento giudiziario che prevedeva la possibilità di poter istituire Corti di Assise anche fuori dalla città dove ha sede la Corte di Appello. Nel caso in cui lo sciopero fosse perdurato, la Cassazione avrebbe indicato le Corti dove si sarebbero dovuti tenere i processi pendenti presso la Corte di Cagliari. Con questa mossa la Cassazione toglieva le castagne dal fuoco al Ministro della Giustizia.
Lo sciopero ebbe molto successo sulla stampa sarda, meno su quella continentale. Gli avvocati di Cagliari vennero accusati di privare la società del loro contributo civile, di “usurpare gli operai dei loro metodi“, di basare lo sciopero su una cattiva interpretazione del codice di procedura penale se non anche di aver montato un caso solo perchè abituati a magistrati proni ai loro interessi e non retti come quelli che aveva mandato Tajani per mettere la loro regione a regime.
Il 14 novembre gli avvocati deliberano la cessazione dello sciopero.
Comunque poco dopo il procuratore generale venne trasferito.
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