Alla fine degli anni ’60 fu creato, su iniziativa della Corte di Cassazione, un computer centrale che raccogliesse tutta la giurisprudenza.
Oggi siamo ben abituati alla consultazione immediata delle più recenti sentenze e massime, con le mille banche dati che abbiamo a disposizione. Immaginate quando tutto questo non era possibile, quando occorreva affidarsi esclusivamente alle rassegne cartacee e agli aggiornamenti legislativi che pure venivano recapitati in cartaceo negli studi legali, naturalmente non in tempo reale. Immaginate quindi quale sorpresa, quale meraviglia dovettero provare i comuni mortali che assistettero al miracolo della prima banca dati informatica. Già negli anni ’60 alcuni magistrati di Cassazione costituirono un sottogruppo dell’Ufficio Massimario che aveva il compito di archiviare in maniera automatizzata le massime della Suprema Corte e altri documenti giuridici come leggi, regolamenti, circolari ministeriali, contratti collettivi, ordinanze comunali, ecc. Il sistema fu battezzato ITALGIURE FIND. Nel marzo 1969 ne fu data una prima dimostrazione, per poi entrare definitivamente in funzione nell’ottobre dello stesso anno, usato da subito per un compito delicato come il conteggio e la memorizzazione delle firme raccolte dal Comitato per il referendum sul divorzio.
Nel 1973 iniziarono i primi collegamenti tra gli uffici giudiziari e il sistema centrale, ma fu nel maggio 1985 che venne inaugurata la nuova sede del Centro Elettronico di Documentazione. I giornali raccontarono l’evento:
A Roma un computer contiene tutte le leggi

Inaugurato alla presenza del Presidente della Repubblica Pertini, il cervellone conteneva un patrimonio di due milioni e mezzo di articoli per un totale di oltre quattro miliardi di caratteri. Fulcro del sistema era un computer Sperry 1100/80 (un mostro grande come un frigorifero che negli anni ’80 era tra i più potenti e all’avanguardia al mondo), a cui erano collegati mille terminali Olivetti fra tastiere e monitor grazie a una rete gestita dalla Sip. Al sistema potevano finalmente accedere con un agile abbonamento anche gli avvocati. Per la prima volta nella storia, una proto-intelligenza artificiale irruppe nella professione forense, che da allora non fu più la stessa.

Ad oggi, ITALGIURE FIND si è inevitabilmente evoluto: negli anni ’90 è stata sviluppata un’interfaccia semplificata ottimizzata per Windows, EasyFind, superata nel 2003 dal nuovo e più completo sistema integrato ItalgiureWeb, tutt’ora in uso nonostante l’aspetto un po’ vintage del sito, soprattutto se paragonato a quelli più eleganti e user friendly di altre banche dati. Continua comunque ad essere il primo portale italiano per ricchezza e completezza dei materiali raccolti, sia per la giurisprudenza che per la normativa a tutti i livelli.
Ma del resto, un simile strumento non si limita ad assolvere la funzione, pur lodevolissima, di agevolare l’attività degli operatori del diritto. C’è di più, un significato più nobile profondo che si riflette direttamente sulla democrazia del Paese.
La Corte di Cassazione, per utilizzare le parole dell’art. 65 del Regio Decreto 12/1941 (legge sull’ordinamento giudiziario), “assicura l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge”, concetto sintetizzabile nel termine nomofilachia. Se due dei pilastri della democrazia sono da un lato la certezza e la prevedibilità delle conseguenze giuridiche del proprio agire e, dall’altro, l’uguaglianza di fronte alla legge, è chiaro che mezzi informatici che garantiscano in concreto la conoscibilità del diritto e delle sue applicazioni non servono solo a rendere più facile la quotidianità di giudici e avvocati, bensì, in ultima istanza, a realizzare lo stato di diritto.

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