Candidato, agg. e s.m.
Erano i ruggenti anni ’90, quando la satira di Mai dure Gol vedeva candidato a Sindaco di Milano nientemeno che Carcarlo Pravettoni, direttorissimo della Carter & Carter – interpretato da Paolo Hendel:
Pravettoni candidato sindaco! L’imprenditore proclama: Milano, sto arrivando! E la città scappa. Il Duomo viene trovato a 20 km di distanza mentre tenta di farsi passare per un fienile!
A distanza di più di 20 anni possiamo affermare con discreta certezza che il comico ci aveva visto lungo, vista la bagarre di candidati alle ambite cariche pubbliche e alla guida delle principali città italiane che si succedettero da lì in avanti.
Fare il candidato è una cosa seria, è un mestiere. Lo sapevano bene gli antichi romani, che ereditando un sistema già presente in parte nello Ius Quiritium, in epoca repubblicana dedicarono minuziosa attenzione alla normativa che regolamentava le candidature per le cariche pubbliche.
Così minuziosamente da stabilire, tra le altre cose, come dovessero vestirsi nel periodo intermedio tra la PROFESSIO, cioè la presentazione del proprio nome in lizza per una poltrona, e la votazione.
L’origine del termine deriva infatti da CANDIDATUS, “vestito di bianco”, dall’uso per i candidati ai vari livelli di cariche pubbliche di propagandarsi per la città vestiti di una toga candida. Attenzione, non confondiamo “candido” con “bianco”: la toga in questione era di un colore naturale, non trattato con sostanze sbiancanti come la calce viva. La toga bianca era riservata ad altri eventi pubblici e privati, come la liberazione di un servo da parte del padrone. Dalle parole di Isidoro di Siviglia:
Toga candida eademque cretata in qua candidati, id est magistratum petentes, ambiebant, addita creta quo candidior insigniorque esset.
Quindi non era una toga bianca da toga-party, ma una toga che prendeva il colore naturale della lana utilizzata per la tessitura degli indumenti dell’epoca.
Ma passiamo all’etimologia del termine alla base della parola di oggi, che vanta una tradizione altrettanto arcaica e interessante.
CANDIDATUS è l’aggettivo derivato da CANDIDUS, “chiaro, lucente, bianco”, formato dal verbo CANDEO, “risplendere, rilucere” e il suffisso aggettivale –IDUS.
Troviamo la radice nel Proto Indo Europeo *knd-, “risplendere”, alla base dei termini semanticamente riconducibili al nostro CANDIDATUS: incendiario, candela, candeliere e così via.
Dunque, il “candidato” è colui che “veste di bianco” e risplende tra gli altri. O così dovrebbe essere.
Tuttavia, già dal tempo della Res Publicasappiamo che i candidati durante il tour elettorale, chiamato AMBITUS, si lanciavano nelle scorribande più varie e spesso poco “candide”, tanto da dover necessitare della leges de ambitu per arginare corruzione e le estorsioni specialmente nelle campagne.
Da CANDIDATUS a candidato il passo è breve. Il termine comparve appena prima dell’alba della lingua italiana, nel volgarizzamento del Factorum et dictorum memorabilium libri IX di Valerio Massimo, a cura di Accurso da Cremona, databile tra il 1321 e il 1327:
De quillu Mariu cussì di bassu statu, Arpinati non nobili, qui fu cussì fastidiusu canditatu, jssiu quillu Mariu qui subiugau Africa et qui menau Jugurtha rigi ananti lu so curru triunfali…
Attribuendo il termine quindi ai candidati alla magistratura nella Roma antica. Da lì prese il via, solidificandosi nella storia della lingua italiana con il significato che gli attribuiamo oggi.
La storia di “candidato” ci avvisa insomma di fare attenzione nel decantare i bei tempi andati della politica fatta con integrità morale ed etica, dove i “candidati” erano persone a modo e degne delle vesti che portavano; o quantomeno, consiglia di chiarire sempre a quali tempi si faccia riferimento in questi excursus nostalgici.
© Riproduzione Riservata
Bibliografia
CANDIDATO, in Tesoro della lingua Italiana delle Origini (Accessibile online).
CANDIDATO, in GDLI, UTET (Accessibile online).
Candeo, in Etymological Dictionary Of Latin, a c. di Michiel Vaan, Leiden-Boston, Brill, 2008.
Guarino, Antonio, Storia del Diritto Romano, Napoli, Editore Jovene, 1990 (8° ed.).
Paradisi, Agostino, Ateneo dell’uomo nobile opera legale, storica, morale, polica, e kavalleresca, divisa in dieci tomi., Venezia, Antonio Bortoli, 1704
Photo Credits: Institute For The Study of the Ancient World – https://www.flickr.com/people/34561917@N04
Altro da Nomen Omen: