Quello che recentemente la storiografia contemporanea ha iniziato a chiamare “conflitto civile europeo 1914-1945” rappresenta un momento fondamentale per i cambiamenti sullo scacchiere geopolitico mondiale. Sarà proprio durante e in seguito alle due guerre mondiali che si materializzerà il declino del Vecchio Continente, in favore dell’ascesa degli Stati Uniti, non soltanto da un punto di vista militare e politico, ma anche e soprattutto dal punto di vista economico. Già durante il secondo conflitto mondiale e prima di scendere direttamente in campo (1941), gli USA dispensarono aiuti economici ai paesi ideologicamente e politicamente schierati contro il nazismo e il fascismo, su tutti la Gran Bretagna.
Al termine della Grande Guerra la parola d’ordine negli Stati Uniti, per quel che concerne la situazione europea, era isolazionismo, non entrando nella Società delle Nazioni, sebbene la creazione di questo organo sovranazionale fu opera dello stesso presidente americano Wilson (1913- 1921). Nei fatti comunque, gli USA risultarono piuttosto attivi per quanto riguarda i vari scenari internazionali: assistenza alle imprese, investimenti, promozione e stabilizzazione del capitalismo europeo, partecipazioni a conferenze internazionali, sponsorizzazione del patto Briand-Kellogg (1928), collaborazione con varie agenzie della Società delle Nazioni stessa. Fu dalla metà degli anni Trenta che l’isolazionismo statunitense culminò a causa dell’inchiesta della commissione di indagine del Congresso sulle cause di intervento nella Prima guerra mondiale, che nel 1934 addossò all’amministrazione Wilson la responsabilità di avere trascinato il paese nella guerra contro la volontà del popolo, soprattutto per soddisfare le esigenze del mondo della finanza.
Per prevenire la ripetizione di queste presunte dinamiche, il congresso approvò tre Neutrality Act, prevedendo disposizioni che sarebbero divenute effettive in caso di guerre in cui gli Stati Uniti non fossero stati convolti in modo diretto. Neutrality Act che prevedevano: un embargo totale per la vendita di armi ai paesi belligeranti, l’invito ai cittadini USA di non viaggiare su imbarcazioni di quegli stessi paesi; concessioni di presti o vendite a credito ai paesi in conflitto furono vietate; l’imposizione della regola del cash and carry, per i quali le nazioni in guerra avrebbero potuto acquistare prodotti e materiali statunitensi, non utilizzabili in guerra, solo se li avessero pagati in contanti e trasportati con il proprio naviglio. Queste misure vennero estese anche per quel che riguarda il conflitto civile spagnolo (1936-39).
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale (1° settembre 1939) con l’invasione tedesca della Polonia, Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra al reich, ma la posizione dello Zio Sam risultò diversa rispetto a quella avuta nel 1914. Washington, pur rimanendo neutrale per i successivi due anni, si schierò politicamente e ideologicamente contro il regime nazista. Lo stesso presidente, Franklin Delano Roosevelt, si propose per sostenere dall’esterno lo sforzo bellico francese e britannico con l’invio di forniture militari e la condivisione di informazioni dell’intelligence, in modo da mettere questi paesi nella condizione di poter vincere ancor prima di un ipotetico intervento statunitense. Tuttavia, nella corsa alla Casa Bianca del 1940, che assicurò allo stesso Roosevelt il terzo mandato consecutivo, il presidente ribadì la neutralità rispetto alla situazione in Europa, gli Stati Uniti non sarebbero stati convolti in una guerra straniera. Per rispettare questo mantra era però necessario fornire tutto l’aiuto possibile ai britannici, che nel giugno del 1940 si ritrovarono soli di fronte alla minaccia tedesca, ma nei fatti i Neutrality Act legavano le mani all’amministrazione presidenziale.
Nonostante tutto, queste norme non si rivelarono poi così rigide: già nel 1939, il presidente riuscì ad ottenere dal Congresso una revoca per quel che riguarda l’embargo sulle forniture militari alle nazioni in guerra, l’introduzione del cash and carry, per la vendita di armamenti ai belligeranti, con proibizione di trasporto su navi statunitensi di tali armamenti e proibizione di prestiti in denaro. Roosevelt trovò comunque il modo di aggirare questa misura ricorrendo alla vendita al baratto. Il 2 settembre del 1940 venne promulgato un decreto per il quale una cinquantina di cacciatorpediniere vennero dato alla Gran Bretagna, in cambio dell’utilizzo delle basi navali nelle colonie britanniche. Finalmente l’11 marzo 1941 il Lend Lease Act autorizzò il presidente a prestare e affittare materiale bellico che non serviva agli Stati Uniti, ma che invece risultava utile a paesi la cui difesa rientrava negli interessi vitali di Washington. Questo cambio di politica statunitense fu possibile grazie ad un lavoro di riorientamento dell’opinione pubblica americana, che venne incoraggiata dalla stessa retorica del governo. L’America, come affermò il presidente, era diventata «il grande arsenale della democrazia».
Chi più di tutti usufruì del Lend Lease Act fu la Gran Bretagna, che riuscì a comprare equipaggiamenti statunitense per un valore pari al 10% del prezzo originario, pagabile in 50 anni con il tasso di interesse al 2%. Inizialmente il debito era di 1.075 milioni di sterline, ma la somma fu fissata a 42 milioni di sterline da restituire entro il 31 dicembre del 2006. Anche se per arrivare a tale data i due governi si accordarono più volte, fissandone diverse per il termine del pagamento, fu il 29 dicembre del 2006 che la Gran Bretagna estinse finalmente il suo debito con gli Stati Uniti, due giorni prima dell’effettiva scadenza del termine.