30 Aprile 1982 – Omicidio di Pio La Torre
Il 30 aprile 1982 perse la vita a Palermo Pio La Torre, per mano di due uomini che spararono decine di colpi d’arma da fuoco sfrecciando in moto da via Turba. La Torre stava dirigendosi verso la sede del Partito Comunista in compagnia del suo autista, Rosario Di Salvo che, dopo un primo tentativo di difesa, morì. Le ricostruzioni giudiziarie hanno permesso di individuare quali mandanti dell’omicidio Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci. La Torre è stato ucciso per aver profuso il suo impegno in modo costante in una vigorosa lotta alla mafia e, in particolare, per la proposta di legge tra che porta il suo nome.
Pio La Torre è stato un politico, parlamentare e sindacalista italiano. Nasce a Palermo nel 1927 da una famiglia di estrazione contadina e sin da giovanissimo si avvicina al mondo della lotta sindacale, perorando la causa di agricoltori e braccianti che si battevano per una vera riforma agraria. L’allora ministro Segni rivisitò infatti i Decreti Gullo emanati dal precedente governo Badoglio, svuotando di contenuto i diritti conferiti all’epoca agli agricoltori e limitando il conferimento di terreni agli stessi. La Torre prese molto a cuore questa causa propagandando lo slogan “la terra a tutti”, unendosi prima alla Confederterra, e militando poi nella Cgil, di cui divenne segretario regionale. Incarcerato per circa un anno e mezzo a seguito di una protesta da lui capitanata al fine di occupare duemila ettari di terreno nel latifondo di Santa Maria del Bosco, pare che durante la detenzione si avvicinò alla lettura delle pagine di Gramsci.
Nel 1960 si unì al Partito Comunista Italiano, di cui divenne segretario regionale nel 1962. Fu eletto in Parlamento nel 1972 e nel corso delle tre legislature in cui restò in carica prese parte, tra l’altro, alla Commissione Antimafia.
Tra i suoi contributi più vibranti ai lavori della Commissione ricordiamo una relazione di minoranza redatta con il Giudice Terranova in cui rappresentava i rapporti tra mafia e politica. A suo dire
“tale compenetrazione è avvenuta storicamente come risultato di un incontro che è stato ricercato e voluto da tutte e due le parti (mafia e potere politico)”.
Il 31 marzo 1980, con Atto n. 1581, La Torre fu il primo firmatario di una proposta di legge contro la mafia particolarmente innovativa. Alla formulazione del testo presero parte anche i giovani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La proposta ispirò il testo della legge n. 646, del 13 settembre 1982, conosciuta come legge “Rognoni-La Torre”, che integrò la normativa vigente in materia e introdusse l’art. 416 bis nel codice penale contemplando l’ipotesi di reato di “associazione di tipo mafioso”. Questa previsione fu la prima a criminalizzare il fenomeno di associazione mafiosa punendolo con una pena da tre a sei anni, con una cornice edittale variabile tra i quattro e i dieci anni nell’ipotesi di gruppo armato.
L’art. 1 della Legge Rognoni-La Torre prevede esplicitamente che “l’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per se’ o per altri”.
Tra le disposizioni più innovative si ravvisa anche la decadenza per i rei dal diritto di ricoprire incarichi civili e la conseguente confisca obbligatoria di tutti i beni riconducibili alle attività di matrice mafiosa.
Tra le ultime battaglie di La Torre ricordiamo anche quella contro l’installazione NATO dei missili nucleari Cruise nei pressi di Ragusa, nella base militare di Comiso, che rappresentava una minaccia alla sicurezza e alla pace della regione in un contesto storico già teso per la guerra fredda.
L’omicidio di La Torre fu in prima istanza rivendicato da Gruppi Proletari organizzati, per poi esser ricondotto a Cosa Nostra. Non fu immediato per la magistratura ricostruire la vicenda. Nel gennaio 2007 la Corte d’Assise d’Appello di Palermo emise una sentenza con cui identificava gli autori materiali dell’omicidio. Dalle dichiarazioni di uno di essi la magistratura è riuscita poi a individuare i mandanti e a identificare nella lotta antimafia di La Torre la ragione della sua uccisione.