Alle 12 precise del 16 settembre 1893, il boom di un cannone scatenò la più grande corsa alla terra che l’America avesse mai visto.
A bordo di mezzi di trasporto di ogni tipo – cavalli, carri, treni, biciclette o a piedi – si stima che circa 100.000 persone fossero corse a rivendicare appezzamenti di terreno in un’area del nord dell’Oklahoma Territory nota come Cherokee Strip. Delle numerose corse alla terra che ebbero luogo in quel territorio, questa fu sicuramente la più grande.
Anni addietro, nel 1828, il Congresso aveva designato la terra che sarebbe poi diventata l’Oklahoma come Territorio Indiano. I coloni bianchi erano stati costretti ad andarsene e al loro posto vi era stato trasferito un certo numero di tribù dell’Est e del Sud, sottratte con la forza alle loro terre ancestrali. Tra queste vi erano le Cinque Tribù Civilizzate – Cherokee, Choctaw, Chickasaw, Creek e Seminole – che si erano alleate con il Sud durante la guerra civile. Dopo la guerra, il governo degli Stati Uniti le considerava quindi al pari di nemici sconfitti. Questa animosità, unita alla crescente pressione per aprire il Territorio Indiano all’insediamento dei bianchi, aveva quindi dato impulso alla prima corsa alla terra nel 1885, cui seguì una seconda nel 1889.
Nel 1893 l’America era in preda alla peggiore depressione economica che avesse mai vissuto fino a quel momento, il che infoltì le fila dei cercatori di terra in attesa del 16 settembre. Tra loro molti sarebbero rimasti delusi. C’erano infatti solo 42.000 appezzamenti di terra disponibili – troppo pochi per soddisfare le speranze di tutti coloro che quel giorno se li sarebbero contesi. Inoltre, molti dei “Boomers” – cioè quelli che avevano aspettato il boato del cannone prima di precipitarsi a rivendicare il proprio pezzetto di terra – trovarono un certo numero di appezzamenti già occupato dai “Sooners”, che si erano intrufolati nell’area prima dell’inizio della gara.
L’impatto della corsa fu immediato, trasformando il territorio quasi da un giorno all’altro.