Lo ammetto: mi piace giocare. Mi piace giocare a carte, mi piace scommettere (in particolare sul basket filippino), ma soprattutto mi piace frequentare i Casinò.
Non nutro quasi mai velleità di vittoria, ci mancherebbe altro.
Nei Casinò si va innanzitutto per perdere e per contemplare beati la fauna intorno a sé: i ragazzini che mettono dieci euro ciascuno per puntarne 50 su rosso e 70 sul nero (ottima strategia!); i cinesi che srotolano da tubetti di plastica pezze viola; le signore incollate alle macchinette; il personaggio di turno che tutti conoscono e che punta a caso dobloni su quattro tavoli contemporaneamente e vince sempre; la coppia con lui esaltato e lei con lo sguardo perso nel vuoto; il distributore automatico di succo gratis; il 29 nero; gli orfanelli e i vicini dello zero e al fronte sudata di Federico.
La tattica del bravo perdente è quella di entrare nella sala da giuoco con soli contanti, dell’ammontare prestabilito, e senza carte, assegni o cambiali, per evitare di lasciarsi prendere la mano.
Questa tattica paga molto, e spesso dà soddisfazione. Si perde e si va a casa sereni.
Ne ho viste posso dire di tutti i colori. Ma non mi è mai però passata neanche dall’anticamera del cervello l’idea di farmi prestare del denaro dal croupier o peggio dal cassiere del Casinò per continuare a giocare! Questo è quello che aveva avuto l’ardire di fare il Signor Fraser, protagonista della sentenza della Corte d’Appello di Venezia del 1941, sotto riportata.
Ebbene, Fraser aveva giocato e perso in 20-30 minuti di roulette ben 200.000 Lire. Ora, nel 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale, duecentomila lire valevano assai più di centomila euro di oggi, come ci insegna l’infografica sul potere d’acquisto tratta dal sito del Sole24Ore,!
Ora, parte di quei soldi, gli erano stati prestati addirittura dal cassiere del Casinò, al quale il Fraser – molto ubriaco – si era rivolto, ripromettendo la pronta restituzione. Inutile dire che i soldi al cassiere – e quindi al Casinò – non furono restituiti.
Bella vita Signor Fraser, troppo comodo così!
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