Compagno inseparabile di ogni medico, lo stetofonendoscopio nasce dalla fusione dello stetoscopio, inventato dal francese René Laennec nel 1816, e del fonendoscopio, brevettato dagli italiani Eugenio Bazzi e Aurelio Bianchi nel 1896. E la sua storia è ricca di intuizioni, migliorie e brevetti.
Con l’arrivo dei primi freddi autunnali, sono arrivati – ahinoi! – anche i primi malanni stagionali: faringiti, laringiti, riniti, sinusiti, bronchiti, ecc.
Di questi tempi, all’esordio dei sintomi c’insorge purtroppo istantaneo il timore d’aver contratto il famigerato SARS-CoV-2, e così corriamo subitissimo a farci fare un tampone faringeo per escludere la funesta evenienza.
L’esito negativo del tampone ci toglie la paura di decorsi complicati, o quanto meno d’esser confinati in quarantena, ma non ci toglie i sintomi del malanno che ci affligge. E, così, ci rivolgiamo fiduciosi al medico, al quale chiediamo cure per riprenderci velocemente, così da tornare presto alle attività quotidiane.
Che lo si vada a trovare presso il suo ambulatorio, o che venga a farci visita a casa, il medico si presenta sempre con uno strumento a tutti noto, che lo contraddistingue: lo stetoscopio, che utilizza per auscultarci i bronchi e i polmoni, per sentire il nostro cuore e per valutare lo stato dei visceri.
Il nome esatto del moderno strumento è stetofonendoscopio, giacché è utilizzato per auscultare sia i visceri (caratteristica propria del fonendoscopio, termine derivante dal greco ϕωνή, fonè, “suono”, ἔνδον, èndon, “dentro” e -σκόπιον, skòpion, derivato dal verbo σκοπέω, “osservare”), sia il torace (funzione specifica dello stetoscopio, parola originata dal greco dal greco στήθος, stéthos, “petto” e -σκόπιον, skòpion, derivato dal verbo σκοπέω, “osservare”).
Lo stetoscopio fu inventato dal medico francese René-Théophile-Marie-Hyacinthe Laennec il 17 febbraio 1816 e fu poi, nel corso dei decenni, oggetto di numerosi perfezionamenti, soprattutto da parte del cardiologo statunitense David Littmann nel corso degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Oggi “il Littmann” è lo stetoscopio per antonomasia, realizzato in diversi modelli (tradizionale, elettronico, smart, etc.) e utilizzato in modo pressoché ubiquitario da parte di medici e infermieri di tutto il mondo.
Il primissimo stetoscopio, realizzato da Laennec, era addirittura costituito da un semplice tubo di carta, e quelli successivi furono per molti anni realizzati in legno e utilizzabili con un solo orecchio (monoaurali).
Il primo stetoscopio binaurale, che permetteva l’auscultazione con entrambe le orecchie, venne introdotto nel 1851.
Questi strumenti, tuttavia, erano propriamente e solamente stetoscopi, e quindi consentivano l’adeguata auscultazione unicamente di cuore e polmoni, mentre non erano idonei all’auscultazione dei visceri.
Furono due scienziati italiani, Eugenio Bazzi, docente di fisica presso l’Istituto Tecnico Toscano di Firenze, e Aurelio Bianchi, professore di patologia nell’Università di Parma, a realizzare e brevettare il primo vero fonendoscopio, e quindi uno strumento atto all’auscultazione dei visceri.
Il brevetto statunitense n. 575,320, depositato il 22 settembre 1896 e concesso il 19 gennaio 1897, riguarda un apparato atto a rendere udibili piccoli suoni (“Apparatus for rendering small sounds audible”). Questo brevetto rappresentava uno dei membri di una vasta famiglia brevettuale, che copriva anche Italia, Germania, Francia, Inghilterra e Ungheria.
Nella descrizione del documento brevettuale si indica che l’invenzione “riguarda un apparecchio che chiamiamo “fonendoscopio” e che rende i piccoli suoni nel corpo umano, o in tutti i corpi in generale, distintamente udibili su scala ingrandita”.
La caratteristica saliente dell’invenzione di Bazzi e Bianchi (che nel testo del brevetto si qualificano, con uno stile un po’ da Ancien Régime, “subjects of the King of Italy”) è costituita dal fatto che lo strumento da auscultazione presenta una membrana elastica o un altro corpo capace di vibrare unito a un corpo di massa maggiore e di conseguenza di maggiore inerzia. Quando un tale corpo è posato su un altro corpo in cui si verificano piccoli rumori, fruscii o mormorii, la membrana è messa in movimento vibratorio in relazione al corpo solido pesante, mentre la grande massa di quest’ultimo non partecipa affatto o molto leggermente e impercettibilmente a tale vibrazione. Le vibrazioni o le oscillazioni della membrana sono rese udibili in qualsiasi modo appropriato; per esempio, per mezzo di un microfono o per propagazione nell’aria delle vibrazioni così create.
È bello poter constatare che l’italico ingegno ha dato un significativo contributo anche allo sviluppo di uno strumento che i francesi si sono sempre pavoneggiati di aver inventato, e che gli americani oggi commercializzano in grandi quantità.
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