Tra gli esponenti della scuola del diritto naturale l’autore più largamente letto e citato fu il tedesco Samuel Pufendorf (1632-1694).
Nativo della Sassonia, egli studiò a Jena filosofia e matematica accanto al diritto, ricevendo perciò una formazione pluridisciplinare, frequente fra i giovani più dotati delle università germaniche. Nel 1661 fu chiamato a ricoprire ad Heidelberg la prima cattedra in Europa di Diritto Naturale. Uno scritto nel quale criticava l’organizzazione del Sacro Romano Impero gli alienò il sostegno dell’Elettore del Palatinato e lo indusse a trasferirsi in Svezia. Qua dal 1670 insegnò a Lund e a Stoccolma e pubblicò in questi anni le due opere più famose, De iure naturae ac gentium e la sintesi scritta poco dopo, De officio hominis et civis.
Fu iniziato da giovane al cartesianesimo e ne trasse la convizione che il diritto e le scienze umane in genere potessero ricevere una sistemazione concettuale non meno rigorosa di quella che la fisica andava costruendo per la realtà sensibile. Di qui nacque la teoria che contrappone agli enti fisici, soggetti alle leggi del moto esprimibili in linguaggio matematico, gli “enti morali” – persone e collettività piccole e grandi, sino allo Stato – che operano secondo “i modi che gli esseri intelligenti applicano… per dirigere e regolare la libertà delle azioni volontarie dell’uomo”.
Anche per Pufendorf, come per Grozio, il diritto naturale è comune a tutti gli uomini perchè fondato sulla ragione; e si distingue dalla religione e dalla teologia, che invece sono diverse presso i vari popoli. Ma lo distingue dal pensatore olandese l’idea che l’essenza della legge consiste in un comando di un superiore che vincola i soggetti-sudditi: un comando di Dio per le norme di diritto naturale, del principe per per le leggi positive, reso comunque coattivo dal potere pubblico, cioè dallo Stato. Si manifesta qui un’impostazione volontaristica del diritto, legata in parte ai principi della teologia di Lutero da lui professata, in parte all’influsso esercitato dal pensiero politico di Hobbes.