Il 2 giugno non è una data che passa inosservata.
Segna il punto di rottura, il momento in cui la nostra nazione, l’Italia unita, dopo 85 anni di Monarchia diventa una Repubblica.
Mi piace, per questa volta, offrirvi una breve cronistoria dei passaggi salienti che hanno portato al referendum del 2 giugno, per arrivare infine alla sentenza della Corte di Cassazione del 18 giugno 1946, che respinse i ricorsi che chiedevano di annullare l’esito del voto.
25 luglio 1943. Dopo 21 anni, crolla il potere del Governo Fascista. In una verosimilmente tremenda seduta notturna del Gran Consiglio del Fascismo, fu approvato l’ordine del giorno Grandi che invitava il Re a prendere il comando dell Forze Armate. Solo a tarda sera, le trasmissioni radiofoniche vengono interrotte per lanciare l’ultim’ora: “Attenzione, attenzione: Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni, dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro, e Segretario di Stato, presentate da Sua Eccellenza, il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato, Sua Eccellenza il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio”. Subito dopo, viene emanato il proclama del Re che assume i poteri militari e di Badoglio che solennemente conferma che: “La guerra continua“.
3 settembre 1943. A Cassibile nei pressi di Siracusa, viene firmato in gran segreto l’armistizio tra il generale Castellano e il generale Walter Bedell Smit. L’armistizio sarebbe entrato in vigore solo dopo il suo annuncio pubblico. I bombardamenti alleati quindi proseguirono.
8 settembre 1943. Alle 18:30 gli alleati annunciano l’armistizio a Radio Algeri. Alle 19:45 anche la radio italiana mandò in onda il Proclama di Badoglio, già preregistrato: “Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza“. Ne seguì l’ovvia reazione tedesca.
9 settembre 1943. Tre vetture con a bordo il Re, la Regina Elena, il principe Umberto e Badoglio lasciano Roma per dirigersi lungo la Via Tiburtina sulla costa adriatica, da dove si imbarcarono (da porti diversi) per raggiungere Brindisi. Roma è perduta. Si costituisce il Comitato di Liberazione Nazionale.
12 settembre 1943. Operazione Quercia. Mussolini, imprigionato all’Hotel Campo Imperatore sul Gran Sasso per ordine di Badoglio viene liberato dai tedeschi.
13 ottobre 1943. Il Governo Badoglio dichiara guerra alla Germania.
16 ottobre 1943. Più di mille cittadini di Roma vengono rastrellati e deportati ad Auschwitz. Solo 16 sarebbero sopravvissuti alla fine della guerra.
1 dicembre 1943. Nasce ufficialmente la Repubblica Sociale Italiana, nei territori occupati dai tedeschi. Il sud è ancora formalmente sotto il controllo dei Savoia. L’Italia è divisa a metà e afflitta dalla guerra civile.
28 gennaio 1944. Al Congresso di Bari, il CLN chiede l’abdicazione de Re «…al fine di predisporre con garanzia di imparzialità e libertà la convocazione di un’Assemblea costituente appena cessate le ostilità».
11 febbraio 1944. Dopo Brindisi, è Salerno è sede provvisoria del Governo italiano.
27 marzo 1944. Togliatti sbarca a Napoli.
22 aprile 1944. Si forma a Salerno il Governo Badoglio II, appoggiato anche dal PCI. I partiti accettano di congelare la questione istituzionale fino al termine del conflitto.
4 giugno 1944. Le Forze Alleate entrano a Roma ricevendo l’entusiastica accoglienza della popolazione. Roma è liberata.
5 giugno 1944. Il Re nomina Umberto Luogotenente generale del Regno. Vittorio Emanuele III, pur senza abdicare, si ritira di fatto a vita privata, lasciando al figlio il compito di esercitare le prerogative di Capo dello Stato.
18 giugno 1944. Si insedia il Governo Bonomi II, con l’appoggio di tutti i partiti antifascisti.
25 giugno 1944. Umberto II emana il Decreto Luogotenenziale n. 151, che all’art. 1 stabiliva che: “Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, una Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato“. Si tratta del primo passo formale della nostra Costituzione e della nostra Repubblica.
25 agosto 1944. le Forze Alleate avviano le operazioni di sfondamento della Linea Gotica.
21 febbraio 1945. Il Decreto Luogotenenziale n. 23 del 2 febbraio 1945 riconosce il diritto di voto alle donne e introduce il suffragio universale.
19 aprile 1945. Il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia lancia un Ultimatum in cui dichiara di non accettare “altra forma di resa dei nazifascisti che non sia la resa incondizionata“.
25 aprile 1945. a Milano, alle 8.00 il CLN emana tre decreti di urgenza, con i quali assume i poteri civili e militari, e condanna a morte Mussolini e i membri del governo fascista. Sandro Pertini proclama lo sciopero generale a Milano: “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire“. Alle 19.00 Mussolini lascia la città.
28 aprile 1945. Mussolini viene giustiziato a Giulino, in provincia di Como, dando esecuzione ai “decreti per l’amministrazione della giustizia” del CLN.
29 aprile 1945. I corpi di Mussolini, Claretta Petacci e di altri gerarchi fascisti vengono oltraggiati in Piazzale Loreto a Milano.
21 giugno 1945. Si insedia il Governo di Ferruccio Parri, leader del partito d’azione e tra i più attivi nella resistenza con il nome di battaglia “Maurizio”.
10 dicembre 1945. Si insedia il Governo De Gasperi I. Fu l’ultimo governo del Regno d’Italia e il primo a guida democristiana. Il primo Presidente del Consiglio non democristiano sarebbe poi stato Spadolini nel 1981.
16 marzo 1946. Umberto II emana il Decreto Luogotenenziale, n. 98. L’art. 1 prevedeva che: “Contemporaneamente alle elezioni per l´Assemblea Costituente il popolo sarà chiamato a decidere mediante referendum sulla forma istituzionale dello Stato (Repubblica o Monarchia)“. L’art. 2: “Qualora la maggioranza degli elettori votanti si pronunci in favore della Repubblica, l’Assemblea, dopo la sua costituzione, come suo primo atto, eleggerà il Capo provvisorio dello Stato, che eserciterà le sue funzioni, fino a quando sarà nominato il Capo dello Stato a norma della Costituzione deliberata dall’Assemblea […] Qualora la maggioranza degli elettori votanti si pronunci in favore della Monarchia, continuerà l´attuale regime luogotenenziale fino alla entrata in vigore delle deliberazioni dell´Assemblea sulla nuova Costituzione e sul Capo dello Stato“.
9 maggio 1946. Vittorio Emanuele III abdica, trasferendosi in Egitto con il titolo di conte di Pollenzo. Umberto II è Re d’Italia.
2-3 giugno 1946. Si tengono le elezioni per la formazione dell’Assemblea Costituente e il referendum istituzionale per la scelta della forma di stato tra monarchia e repubblica.
10 giugno 1946. La Corte di Cassazione proclama i risultati del referendum. 12.717.923 per la Repubblica / 10.719.284 per la Monarchia. Voti non validi (bianche inclusi) 1.509.735. Nella mia provincia i voti per la Monarchia raggiunsero il 69.25% (qui 10 curiosità sui risultati).
13 giugno 1946. Umberto II, Re per poco più di un mese, lascia l’Italia per l’esilio in Portogallo.
Nel frattempo, nel paese i risultati del referendum non vengono accettati con tranquillità. A Napoli ci sono rivolte in cui ci sono morti. L’Italia, come sempre, è spaccata in due. In più, secondo i monarchici il risultato delle votazioni è frutto di brogli elettorali. Si procede anche a a un riconteggio delle schede. Si teme anche per un colpo di stato dei monarchici che si limitano però a inondare di ricorsi la Corte di Cassazione.
La proclamazione dei risultati definitivi e della nuova forma istituzionale è quindi sospesa. Umberto II è già partito, ma la Corte di Cassazione è chiamata all’ultima parola.
Il quesito era semplice: per il calcolo della maggioranza dei votanti, occorreva tenere o meno conto delle schede bianca e nulle (che erano state moltissime) ?
Secondo il Pubblico Ministero sì. Ma al contrario la Corte di Cassazione ritenne che “votanti” dovessero considerarsi solo coloro che avevano espresso un voto valido. Oggi certamente non la penseremmo così. Ma per fortuna questa decisione non ebbe conseguenze: i voti nulli in ogni caso erano stati tanti ma non sarebbero comunque stati abbastanza per sovvertire l’esito del voto.
Sempre sul filo del rasoio la nostra Storia.
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