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64. Ferragosto e la così detta gioia di vivere (1929)

Ferragosto e la così detta gioia di vivere (1929)

(avviso: post breve causa caldo e festività)

Ferragosto è una festa che proprio non mi spiego. Ok i motivi storici e religiosi, ma proprio d’estate doveva capitare? Non era meglio a ottobre o anche a marzo, per dire? Questa è una cosa che invidio moltissimo ai sudamericani (che però hanno la ben più grave sola del natale d’estate)… magari ci scappava qualche ponte in più, e soprattutto non saremmo stati costretti a vivere il dramma umano per eccellenza: il falò sulla spiaggia.

I falò sulla spiaggia sono dannosissimi da giovani, perché sono la porta allo stato di vana bruttura più abietto, ma anche da adulti, quando si sospira per i tempi andati e ci si infuria per il baccano insulso.

Però è pur sempre una festa, teniamocela anche stretta, e celebriamola ognuno come gli va.

Peraltro, la storia dei bagordi ferragostani e della eterna lotta tra chi vuole divertirsi e chi vuole dormire si perde nei meandri dell’immemorabilità. Non stupisce quindi che già 90 anni fa c’era chi girava per il paese la notte di Ferragosto “gridando a squarciagola“, cantando, suonando chitarra e mandolini. Non stupisce nemmeno sapere che d’altra parte c’erano i gendarmi che invece volevano che il frastuono si fermasse ed elevavano multe a destra e a manca. Forse può stupire solo che i fatti testé descritti erano capitati a Cassano d’Adda (non proprio Riccione, insomma, balnearisticamente parlando).

Comunque, tutti coloro che erano stati multati si rivolsero alla giustizia, fino alla pronuncia della Cassazione del 9 dicembre 1929, che qui sotto trovate per intero nella sua sfavillante brevità.

Ogni volta che la leggo vengo preso da un sentimento di dolce malinconia. Da una parte si racconta delle varie “comitive che in quella notte si aggiravano per il paese schiamazzando e seguendo così un’abitudine che sarebbe erroneo contestare perché pubblicamente notoria da tempo ormai immemorabile“, dall’altra si dice che: “finché i costumi conservano queste forme di espansione della così detta gioia di vivere, è necessario adattarsi alle conseguenze, e non si può imputare di eccesso chi vi si abbandona anche con molta vivacità”.

La così detta gioia di vivere.

Questa espressione mi risuona continuamente in testa… la così detta gioia di vivere.

Così detta, cosiddetta, c.d…. gioia di vivere. Come se fosse qualcosa di ineffabile, impossibile, irrealizzabile, qualcosa di mitico, sovrannaturale, leggendario, irrealizzabile…

Ma poi distolgo il pensiero da questa sensazione acre. Penso a godermi ancora un po’ le mie così dette vacanze e vi saluto.

La Corte : — … Deducono i ricorrenti che il suonare un mandolino e una chitarra in una notte di festiva solennità (il ferragosto) non costituisce disturbo della pubblica quiete, tanto più quando nella stessa notte altre comitive si abbandonino alle medesime manifestazioni di allegrezza.

Osserva il Supremo Collegio che la denunciata sentenza dà atto che ben quindici persone si aggiravano per il paese non solo suonando ma gridando a squarciagola: che, invitate dal Comandante la stazione a desistere, si erano recate in un casolare prossimo e nel cortile chiuso avevano proseguito con tale frastuono che a circa 200 metri il detto Comandante ne ebbe percezione e si recò in luogo ad elevare la contravvenzione.

Ma la sentenza medesima dà atto che altre comitive veramente in quella notte si aggiravano per il paese schiamazzando e seguendo così un’abitudine che sarebbe erroneo contestare perchè pubblicamente notoria da tempo ormai immemorabile. Ora, quando vi è la consuetudine di festeggiare una ricorrenza con suoni e canti durante la notte, è un eccesso il volere porre un limite al numero delle persone che formano la comitiva o il desumere un criterio di punibilità (e quindi di colpa) dalla maggiore o minore intensità dei clamori ai quali le comitive si abbandonano.

Se qualche comitiva per il numero di coloro che la compongono o per la maggior vivacità di taluno dei radunati si fa notare, ciò non è che la naturale conseguenza della lecita competizione tra le varie comitive per soverchiarsi: finché i costumi conservano queste forme di espansione della così detta gioia di vivere, è necessario adattarsi alle conseguenze, e non si può imputare di eccesso chi vi si abbandona anche con molta vivacità.

Per questi motivi, cassa senza rinvio

© Riproduzione Riservata

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