Thurgood Marshall fu avvocato e primo afroamericano a essere nominato e confermato giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America.
Laureatosi presso la Howard University, riorganizzò, nel 1940, il NAACP Legal Defense and Educational Fund, rendendolo una delle organizzazioni di promozione dei diritti civili, nonché degli studi d’avvocatura, più importanti d’America. Nel 1961, fu nominato da Kennedy come giudice presso la Corte d’Appello per il Secondo Circuito; nel 1965, fu selezionato dal successore di Kennedy, Lyndon B. Johnson, come Solicitor General: lo stesso LBJ lo promosse, due anni dopo, giudice della Corte suprema, incarico in cui servì fino alle sue dimissioni nel 1991.
Thurgood Marshall (il nome originario era, in verità, Thoroughgood: ma fu da lui stesso successivamente abbreviato) nacque a Baltimora: entrambi i rami della sua famiglia discendevano da uomini e donne che avevano patito la tragedia della schiavitù. Marshall imparò ad apprezzare la Costituzione e il rule of law sin da bambino: il padre, infatti, era solito portarlo con sé ad assistere alle varie sessioni del tribunale locale. Più tardi, Marshall affermerà che, benché il padre non gli avesse mai detto di diventare un avvocato, lo aveva trasformato in uno di questi, visto che gli aveva insegnato a dibattere e a difendere la logica e la fondatezza di ogni opinione che avesse espresso. Dopo aver rifiutato l’iscrizione presso la University of Maryland, che osservava una politica segregazionista, Marshall fu ammesso alla Howard University, la storica università fondata nell’immediato post-Guerra civile per assicurare anche ai cittadini neri la possibilità di studiare, formarsi e servire il proprio Paese. A Howard, Marshall fu fortemente influenzato da Charles Hamilton Houston, l’avvocato che per le proprie strategie giudiziarie contro le leggi segregazioniste negli Stati del Sud si guadagnò l’appellativo di “The Man Who Killed Jim Crow”.
Il più grande successo della carriera di avvocato di Marshall è senza dubbio Brown v. Board of Education (1954), la sentenza con cui la Corte suprema giudicò all’unanimità incostituzionale la doctrine of “separate but equal”, una teoria giurisprudenziale che la stessa Corte aveva inventato nell’immediato post-Guerra civile (in Plessy v. Ferguson, 1896) e che consentiva di mantenere uno stato di segregazione de facto tra bianchi e neri, in spregio alla promessa di uguaglianza inscritta nel XIV Emendamento. Marshall rappresentava la parte attrice, la famiglia Brown, alla cui figlia era stata imposta l’iscrizione a una scuola segregata, anziché a quella (riservata ai soli bianchi) più vicina a casa. Nel disegnare la strategia che lo portò a conquistare questa straordinaria vittoria, Marshall fu aiutato dalla moglie, Vivian “Buster” Burey Marshall (1911-1955), anch’ella avvocato. Marshall vinse 29 dei 32 casi difesi di fronte alla Corte Suprema.
Altra grande e importante (seppur breve) fase della vita di Marshall fu quella in cui rivestì l’incarico di Solicitor General, cioè di membro del Governo federale incaricato di rappresentare quest’ultimo di fronte alla Corte Suprema. Come Solicitor General, Marshall vinse 14 dei 19 casi che lo videro parte in causa: più avanti nel tempo, disse che quello era stato «the best job I’ve ever had». A seguito delle dimissioni di Justice Clark, LBJ decise di promuovere Marshall alla Corte Suprema, affermando che era «the right thing to do, the right time to do it, the right man and the right place».
La nomina incontrò l’opposizione dei Democratici sudisti, ma fu infine confermata dal Senato: Marshall fu il primo giudice della Corte Suprema afroamericano. Marshall è comunemente considerato uno dei giudici più liberal e progressisti di sempre, specialmente per le sue opinion nel campo del diritto penale e della difesa dei diritti degli imputati e dei condannati.
Insieme a Justice Brennan, sostenne per tutto il corso della sua carriera l’incostituzionalità della pena di morte, votando contro ogni decisione di orientamento contrario da parte dei suoi colleghi. Si attirò severe critiche quando, richiesto di spiegare la propria judicial philosophy, così rispose: «You do what you think is right and let the law catch up».
Si ritirò, a causa delle sue condizioni di salute, nel 1991: George Bush Sr. nominò, quale suo successore, Clarence Thomas, anch’esso afroamericano, ma – al contrario di Marshall – considerato uno dei giudici più conservatori di sempre (Thomas è uno dei più noti sostenitori del metodo originalista e testualista). Thurgood Marshall è morto, il 24 gennaio 1993, all’età di 84 anni.