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17 marzo 1817 – Nasce Pasquale Stanislao Mancini

Irpino di nascita, ottavo marchese di Fusignano, il conte Pasquale Stanislao Mancini fu insigne giurista e abile uomo politico.

Laureato in Giurisprudenza a Napoli, con una climax da manuale, divenne presto avvocato, membro del Parlamento della sua città natale, docente a Torino di diritto internazionale, per un breve periodo anche Ministro della Pubblica Istruzione e, non da ultimo, artefice della famosa Triplice Alleanza.

Fiero sostenitore della libertà di stampa, diede enormi contributi al liberalismo costituzionale, civile ed ecclesiastico. Ma non solo.

Fu uno dei primi teorici italiani del diritto internazionale privato elaborando, quando ancora l’idea ne era lontana, i principi di nazionalità, libertà e sovranità, che avrebbero aiutato l’interprete a capire quale legge, a seconda del caso e della materia trattata, applicare.

Il diritto internazionale era per lui strumento di regolazione dei rapporti tra la gente e la nazione era strumento di unione, non divisione.

“Della nazionalità come fondamento del diritto delle genti” è infatti il titolo del discusso discorso che tenne all’Università di Torino nel 1851.

La nazione non è creazione politica, è dato. Che non ha inizio né fine. Necessario e naturale, parte dell’uomo e non frutto di un patto sociale.

La nazione però ha bisogno di leggi, sua voce, e di istituzioni, suoi arti: ha bisogno di agire come un corpo politico. Parole che di certo non piacevano ai Borbone, ma che erano destinate a offrirsi da insegnamento e culla del movimento risorgimentale.

D’altronde in gioco c’era la libertà se è vero, come ripeteva Mancini, che “il diritto di nazionalità (…) è la stessa libertà dell’individuo (…) la nazionalità non è che la esplicazione collettiva della libertà”, “santa e divina cosa quanto la stessa libertà”.

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