26 Aprile 1913 – Nasce Bruno Leoni
Bruno Leoni fu personalità poliedrica, studioso, politologo e filosofo del diritto. Fu allievo della scuola torinese di Gioele Solari. Durante la Seconda guerra mondiale, fece parte di una organizzazione clandestina vicina agli Alleati, incaricata di recuperare prigionieri e di salvare soldati.
Leoni si distinse sul panorama internazionale per aver sviluppato importanti teorie apertamente liberali e per aver contribuito al dibattito divulgativo in ambito filosofico e politico, confrontandosi con esperti del calibro di Ludwig von Mises, Friedrich von Hayek e James Buchanan, in particolare all’interno della Mont Pélerin Society (di cui fu segretario e presidente). Nel 1942 divenne professore straordinario di Dottrina dello Stato nell’Università di Pavia. Nel 1945, a guerra conclusa, ritornò all’attività accademica sempre nell’ateneo pavese, come ordinario di Filosofia del Diritto e preside della facoltà di Scienze Politiche (dal 1948 al 1960). Morì a Torino nel 1967, assassinato da un truffatore che egli aveva smascherato.
Bruno Leoni ha incentrato la sua attività di ricerca nell’elaborazione di teorie del diritto volte a esaltare le libertà del singolo: a suo dire, il compito degli strumenti giuridici risiede nell’evitare che le libertà individuali siano oppresse dall’espansione incontrollata dell’arbitrio e del potere dello Stato. Oppositore delle teorie normativiste e della cultura paternalistica, Bruno Leoni profuse il suo impegno per smascherare le minacce celate dietro le morse pungenti dello Stato sociale. Egli sostenne che «ogniqualvolta la regola di maggioranza sostituisce la scelta individuale senza che ve ne sia la necessità, la democrazia confligge con la libertà individuale. È questo particolare tipo di espressione democratica che dovrebbe essere tenuto al minimo allo scopo di conservare un massimo spazio di democrazia che sia compatibile con la libertà individuale».
A tal proposito notò che
«la situazione paradossale del nostro tempo è che siamo governati da uomini, non perché non siamo governati dal diritto, come pretenderebbe la classica teoria aristotelica, ma esattamente perché lo siamo».
Bruno Leoni – come riconosciuto da Richard Posner – è stato tra i pionieri del law and economics: nella sua ricostruzione, infatti, le norme stanno al diritto come i prezzi stanno al mercato, nel senso cioè di essere il risultato dello scambio libero e decentrato tra pretese individuali; allo stesso modo, dunque, la legislazione sta al diritto come la pianificazione sta al mercato, nel senso cioè di rappresentare un intervento “distorsivo” nella logica ordinaria di produzione (tanto di norme, quanto di beni e servizi). Leoni propugnò, quindi, un ritorno ai sistemi giuridici pre-positivistici, ispirati al diritto romano dei giureconsulti e all’old common law: sistemi, cioè, in cui accademici e giudici “scoprono” il diritto nell’osservanza ripetuta e pacifica di una regola non dettata da un decisore centrale, ma spontaneamente emersa nelle relazioni individuali.
Fondò la rivista Il Politico, oggi ancora edita e incentrata sull’analisi di modelli politici e di relazioni internazionali. Collaborò assiduamente con il Sole24Ore, canale molto utilizzato per la diffusione delle sue teorie schiette, innovative e controcorrente.
Dopo la sua tragica scomparsa, Bruno Leoni fu largamente dimenticato, fino ad essere riscoperto da un gruppo di studiosi liberali a partire dagli anni ’90 del secolo scorso. Tra le sue opere più note si ricordano Freedom and the Law, scritto nel 1961 e reputato il manifesto programmatico del suo pensiero (tradotto in italiano, per la prima volta, solo nel 1994 come La libertà e la legge), Il diritto come pretesa, Lezioni di filosofia del diritto e Lezioni di dottrina dello Stato. Il catalogo della sua opera omnia è in corso di pubblicazione per i tipi dell’Istituto Bruno Leoni.
(Si ringrazia Giuseppe Portonera per la collaborazione)