11 aprile 1848 – Nasce Massimo D’Antona
L’11 aprile del 1948 a Roma nacque Massimo D’Antona, un intellettuale. Anzi, proprio un “orgoglioso membro dell’élite”, a leggere le parole di Mauro Barberis, docente di diritto a Trieste.
D’Antona era stato allievo di Renato Scognamiglio, e docente di diritto del lavoro a Catania, Napoli e Roma.
Nel corso della sua carriera mostrò particolare attenzione e sensibilità ai temi delle garanzie del diritto al lavoro e alla privatizzazione del pubblico impiego, temi analizzati con occhio disincantato, aperto al progresso e all’inclusione. Fu non a caso tra gli estensori del Patto per lo sviluppo e l’occupazione del 1993, il progetto che segnò la sua condanna a morte.
Fu consulente e sottosegretario al ministero dei Trasporti, e consulente del ministro del lavoro Bassolino nel governo D’Alema, incaricato di coordinare la Commissione di esperti per la riforma degli ammortizzatori sociali e il Comitato consultivo per la riforma della legislazione sul lavoro.
Fu assassinato nel 1999 a Roma dalle Brigate Rosse, che lo ritenevano mente pensante del Patto per lo sviluppo e l’occupazione, sulla scia della logica terroristica di annientamento di tutti i professionisti e servitori dello Stato. A maggior ragione lui, docente, giurista, giuslavorista.
“La nostra organizzazione”, recita infatti il comunicato delle Brigate Rosse, “ha individuato il ruolo politico-operativo svolto da Massimo D’Antona, ne ha identificato la centralità e, in riferimento al legame tra nodi centrali dello scontro e rapporti di forza e politici generali tra le classi, ha rilanciato l’offensiva combattente”.