È stato un politico, un partigiano nella componente “bianca”, un dirigente pubblico. Ma soprattutto, un imprenditore protagonista del miracolo economico postbellico in Italia: Enrico Mattei, nato ad Acqualagna, nelle Marche, nel 1906, e fondatore di quella che tutt’oggi è la quarta azienda italiana per fatturato, l’Eni, morì esattamente 58 anni fa, il 27 ottobre del 1962, in un incidente aereo all’età di soli 56 anni. Mattei, che fu deputato nella prima legislatura della neonata Repubblica italiana, dal 1948 al 1953, nelle file della Democrazia Cristiana, stava tornando a Milano da Catania, quando l’aereo a bordo del quale si trovata precipitò misteriosamente, probabilmente per un attentato da parte di ignoti (le indagini non hanno mai davvero chiarito i fatti), nelle campagne di Bascapè, un piccolo paese in provincia di Pavia, mentre era in avvicinamento all’aeroporto di Linate.
In quella tragedia morirono tutti gli occupanti: Mattei, il pilota Irnerio Bertuzzi e lo statunitense William McHale, giornalista della testata Time–Life, incaricato di scrivere un articolo su Mattei. Secondo alcuni testimoni, il principale dei quali era il contadino Mario Ronchi (che in seguito ritrattò la sua testimonianza), l’aereo sarebbe esploso in volo. Pochi anni prima, Enrico Mattei aveva compiuto il capolavoro che tuttora l’Italia gli riconosce: la fondazione, nel 1953, dell’Eni, originariamente acronimo di Ente Nazionale Idrocarburi, un’azienda multinazionale creata dallo Stato italiano come ente pubblico e di cui lo stesso Mattei fu presidente fino alla sua morte, per quasi un decennio.