27 marzo 1985 – L’assasinio di Ezio Tarantelli
27 marzo 1985, Università di Roma. Al termine di una ordinaria lezione nella facoltà di Economia e Commercio, il Professore Ezio Tarantelli, che negli anni ’70 era stato funzionario prima e direttore poi della Banca d’Italia, venne attaccato nel parcheggio dell’ateneo da due membri delle Brigate Rosse che lo aggredirono con una mitraglietta. Aveva solo quarantaquattro anni. L’assassinio naturalmente venne subito rivendicato dai brigatisti che lasciarono sulla sua auto un documento di settanta pagine di accusa a Tarantelli. Il professore veniva in particolare attaccato per il suo ruolo di consulente della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori nell’accordo tra governo e sindacati sul taglio degli scatti di “scala mobile” – sistema di indicizzazione della crescita dei salari – proposto da Tarantelli come deterrente dell’inflazione ed effettivamente attuato in Italia a partire dal 1884 col cosiddetto decreto di San Valentino.
I processi accertarono che ad uccidere il professore furono due brigatisti. Uno identificato in Antonino Fosso, assolto in primo grado e condannato poi all’ergastolo, l’altro ignoto. Barbara Balzerani, invece, capo della colonna romana della Brigate Rosse che diede vita alle operazioni, fu condannata a due anni di carcere per apologia di reato.
Interessante l’esito degli esami balistici svolti sull’arma del delitto, che svelarono come con la stessa arma i brigatisti attaccarono anche l’ex sindaco di Firenze Lando Conti l’anno precedente e il senatore democristiano Roberto Ruffilli, ucciso l’anno successivo.
Di Tarantelli ci restano oggi “La forza delle idee”, come recita il titolo del film documentario voluto dal figlio Luca, il suo impegno tenace e illuminato, gli ideali e, a volte, le utopie.