Era il 25 giugno 1950 quando la Corea del Nord, con l’appoggio della Repubblica Popolare Cinese, invadeva la Corea del Sud, sostenuta a sua volta dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti.
Iniziava così la “Guerra di Corea”.
Furono tre lunghi anni di conflitti finché nel 1953 in un piccolo villaggio nei pressi del 38° parallelo nord, le parti firmarono un armistizio, ponendo fine, almeno formalmente, alla guerra.
Le trattative in realtà erano iniziate già il 10 luglio 1951 a Kaesong, tra il generale nordcoreano Nam II, rappresentante dell’Esercito Popolare Coreano e dell’Esercito Popolare Cinese, e l’ammiraglio americano Charles Turner Joy, che rappresentava invece le Nazioni Unite.
Il negoziato tuttavia si interruppe a fine agosto di quello stesso anno a causa di un asserito attacco che le truppe nordcoreane dichiararono alla cittadina. Il silenzio tra le parti si protrasse fino al 2 ottobre successivo, quando venne scelta come nuova sede dei colloqui proprio la cittadina di Panmunjeom, simbolicamente al confine tra le due Coree, sotto giuramento di garantirne insieme la sicurezza.
Lì l’armistizio venne firmato e l’edificio e il tavolo su cui il patto fu siglato esistono ancora.
Non seguì mai invece un trattato di pace, ed anzi lo stesso armistizio ha visto col tempo alcuni dei suoi punti essere abrogati o unilateralmente non rispettati.
In particolare il paragrafo 13 d) stabiliva che nuove armi potessero essere introdotte sul territorio coreano solo al posto di quelle divenute inutilizzabili, ma gli Stati Uniti decisero unilateralmente di trasferire armi nucleari tattiche in Corea.
Anche i nordcoreani però secondo gli Stati Uniti hanno violato questo paragrafo costruendo armamenti nucleari e rendendolo pubblico solo tra il 2000 e il 2010.
In ogni caso, al di là della presenza di truppe statunitensi sul territorio sudcoreano che rappresenta per la Corea del Nord un impedimento alla firma di qualunque trattato di pace, più volte la Corea del Nord ha espressamente dichiarato di considerare nullo l’armistizio.