9 luglio 1926 – Nasce l’ISTAT
L’istituto centrale di statistica, noto come Istat, venne fondato proprio il 9 luglio.
Era il 1926 quando la legge n. 1162 istituiva un ente pubblico nuovo in sostituzione della cosiddetta Divisione di statistica generale del Ministero per l’agricoltura, col compito di occuparsi dei censimenti della popolazione, dell’industria e dell’agricoltura. Con indagini economiche a campione l’Istituto avrebbe dovuto tenere sotto controllo le famiglie e l’economia del Paese.
La direzione dell’ente fu inizialmente affidata a Corrado Gini, docente di economia e statistico. L’obiettivo, aggiornare gli ultimi dati del censimento italiano offerti dalla Divisone di statistica nel 1921 e completare così il sesto censimento generale della popolazione italiana.
Dopo un arresto economico e generale dell’Italia fascista a causa delle sanzioni economiche irrogate all’Italia dopo l’attacco all’Etiopia, tuttavia, anche l’attività dell’Istituto si trovò temporaneamente bloccata e il clima non migliorò con la Seconda Guerra Mondiale, a causa, innanzitutto, della grave carenza di personale, impegnato in quegli anni al fronte.
Il nono censimento della popolazione fu pertanto rimandato.
Nel 1943, in occasione dell’Armistizio di Cassibile, l’Istat, che seguiva le sorti dell’Italia e della sua gente, spostò la propria sede nella Repubblica di Salò.
Con gli anni l’attività piano piano riprese e anche sulla sede si fece retromarcia.
Attualmente l’Istat, che dal 1989 è divenuto Istituto “nazionale” di statistica, da Roma si occupa di produrre statistiche ufficiali a beneficio dei cittadini e della politica, di condurre massicce rilevazioni e elaborazioni di dati e di produrre informazioni sempre aggiornate a beneficio dell’intero Paese e della stessa Unione europea. L’ente è supervisionato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, che dovrebbe garantire l’imparzialità e la veridicità dei dati raccolti.