7 Maggio 1898 – Bava Beccaris ordina di sparare sulla folla
“Ogni telegramma che riesce ad eludere la vigilanza delle autorità legali ci parla di sommosse in tutte le parti di Italia, di collusioni fra la truppa ed i cittadini, di sangue che rosseggia per le vie”. Così raccontava l’Avanti del 7 maggio 1898. La rivolta, che già da gennaio impazzava in altre parti di Italia, raggiunse Milano il 6 maggio, dando inizio a quelli che sono passati alla storia come moti di Milano, o moti del pane. Il rincaro del prezzo del pane ne fu, infatti, il principale movente – o almeno, così sostenne la versione ufficiale fornita dal governo. In realtà, dalla narrazione del giornale socialista emerge come l’aumento del prezzo del pane potrebbe essere stato solo il pretesto per dare sfogo a uno scontento politico più generalizzato.
La rivolta scoppiò nella giornata del 6 a seguito dell’arresto di alcuni operai della Pirelli, sorpresi dagli agenti a distribuire manifesti socialisti. L’episodio accese gli animi di lavoratori provenienti da altri stabilimenti, che si sollevarono, scontrandosi anche fisicamente con i soldati. Nella giornata del 7, fu indetto uno sciopero generale che incontrò un’adesione di massa: le fabbriche rimasero vuote, mentre migliaia di lavoratori si riversavano nelle strade di Milano. Per far fronte ai disordini, il governo attribuì pieni poteri al generale Bava Beccaris, il quale assolse il suo mandato ordinando di fare fuoco sulle folle. Lunedì 9 dalle armi da fuoco si passò ai cannoni, che si rivelarono un metodo efficace per sedare definitivamente la foga rivoluzionaria.
L’intraprendenza di Bava Beccaris gli valse l’onorificenza della Croce di Grande Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, ma anche il soprannome di “macellaio di Milano” da parte delle masse dei lavoratori.