Sicofante, s.m.
Il Natale è alle porte, ma quelle posteriori, così come un Capodanno celebrato a suon di videochiamate su Whatsapp e di qualche “salda” tradizione mantenuta tra restrizioni e scappatelle. Probabilmente, l’unica nota memorabile ce l’ha offerta Večernij Urgant in Russia, dove la cultura italiana è stata oggetto di singolare celebrazione in un mix tra tratti Driveineschi e Sanremesi (vedere per credere).
Il Natale è alle porte, così come la ragnatela di sensazioni e sentimenti che si attribuisce, tradizionalmente, a questo periodo. Ma cosa ci ha, effettivamente, lasciato? Riprendendo le parole di Scrooge:
I will honour Christmas in my heart, and try to keep it all the year. I will live in the Past, the Present, and the Future. The Spirits of all Three shall strive within me. I will not shut out the lessons that they teach. Oh, tell me I may sponge away the writing on this stone!
[Onorerò il Natale nel mio cuore, e cercherò di mantenerlo per tutto l’anno. Vivrò nel passato, nel presente e nel futuro. Gli spiriti di tutti e Tre saranno sempre presenti dentro di me. Non dimenticherò le lezioni che mi hanno insegnato. Oh, dimmi sia possibile cancellare la scritta su questa lapide!”
Conosciamo tutte le sorti del finanziere Dickensiano, e del percorso escatologico da cattivo a benefattore nel corso di uno dei più bei racconti mai scritti.
Eppure, queste festività ci hanno posto di fronte ad un altro tipo di villain. Uno che nemmeno la Marvel vorrebbe ingaggiare perché, comunque, il politicamente corretto è più periglioso del Guanto dell’Infinito. Stiamo parlando dei vicini di casa: gli spioni pronti a denunciare festini clandestini ed altre voluttà conviviali, anti-dpcm.
È uno dei mestieri più vecchi del mondo, quello della spia, lo sapevano bene nell’antica Grecia, dove coniarono il Nomen Omen di oggi per designare una speciale categoria di malelingue: i Sicofanti.
Personaggio caratteristico della commedia del IV secolo, lo ritroviamo in particolare negli Acarnesi di Aristofane come personaggio negativo e intento a denunciare, per proprio tornaconto, misfatti mai avvenuti.
Ma prima di spoilerarne il vero significato, rivolgiamoci alla sua etimologia per familiarizzare con il losco figuro.
Sicofante deriva dal greco antico ΣΥΚΟΦΆΝΤΗΣ, “sykophantes”, composto da ΣῦΚΟΝ, “fico”, e ΦΑΊΝΕΙΝ, “mostrare, indicare, denunciare”.
Il termine descrive una categoria molto specifica di delatori, coloro che nel periodo attico denunciavano senza esitazione il contrabbando di fichi, merce di poco conto ma tra i prodotti agricoli che non era concesso esportare oltre il territorio Ateniese.
Traducibile letteralmente con “smascheramento dei fichi”, se ci poniamo contestualmente alla forma mentis ellenica, è inevitabile pensare anche al significato simbolico del fico e della sua connotazione erotica.
La pianta e il frutto del fico, in greco antico, designavano metaforicamente diverse cose. Davvero, molte cose. È plausibile pensare che i “sicofanti” fossero, metaforicamente, non tanto colore che portavano alla luce misfatti di poco peso, ma i rivelatori degli “altrui genitali“, qualcosa che dovrebbe tendenzialmente “rimanere nascosta”, come appunto un reato.
Plutarco li menziona nella Vita di Solone, e ne descrive le mansioni come il
mestiere del delatore dei contrabbandieri di questo frutto [il fico]
Poiché leggiamo nello stesso testo:
Dei prodotti del suolo concesse che solo l’olio fosse a disposizione degli stranieri, ma proibì l’esportazione di tutti gli altri, e ordinò che l’arconte maledicesse pubblicamente chi li avesse esportati o che lo condannasse a pagare una multa di 1000 dramme all’erario.
Nel diritto Ateniese era prassi non procedere contro un accusato se non in presenza di un accusatore, il quale si sarebbe aggiudicato una somma pari alla multa inferta all’imputato in caso di confermata condanna.
E viste le leggi sull’esportazione e l’incitamento alla denuncia di quegli illeciti che potessero mettere in crisi le risorse interne alla Polis, fiorì la prassi della sicofantia tra molti volenterosi cittadini; prassi arginata dagli interventi legislativi, tra gli altri, di Caronda, l’eroe legiferino catanese che cercò di porre fine al crescente trend delle calunnie infondate.
Nella nostra lingua è plausibile pensare che il termine approdò proprio con le traduzioni Medievali degli autori greci e, in particolare, del teatro antico.
Lo utilizza tra gli altri anche Italo Calvino ne Le Città Invisibili, dove i sicofanti fanno capolino tra la popolazione di Berenice, la città ingiusta:
Anziché rappresentarti le vasche profumate delle terme sdraiati sul cui bordo gli ingiusti di Berenice intessono con rotonda eloquenza i loro intrighi e osservano con occhio proprietario le rotonde carni delle odalische che si bagnano, dovrei dirti di come i giusti, sempre guardinghi per sottrarsi alle spiate dei sicofanti e alle retate dei giannizzeri, si riconoscano dal modo di parlare, specialmente dalla pronuncia delle virgole e delle parentesi.
Habitat ideale per il delatore professionale. L’augurio è quello che i vicini tornino a fare i vicini, senza vestire nuovamente i panni di un personaggio di Aristofane, per il prossimo Capodanno. Prosit!
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Bibliografia
Sycophantes, in William Smith (a cura di), in A Dictionary of Greek and Roman Antiquities, 1890.
Sicofante, in Francesco Bonomi a cura di), Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, 2004-2008.
Sicofante, in GDLI, UTET
Campeggiani, Pia, Genesi Dell’io E Risentimento Collerico Nell’antica Grecia. Tra Filosofia, Politica E Diritto, Tesi di dottorato in Filosofia del diritto (s.s.d. 12/H3), Università Degli Studi Di Pisa, Dipartimento di Giurisprudenza, Scuola di Dottorato in Scienze Giuridiche, Curriculum in Teoria dei diritti Fondamentali (Ciclo XXV).
Sicofante, Ugo Enrico Paoli (a cura di), in Enciclopedia Italiana, Treccani, 1936.
Dickens, Charles, A Christmas carol in prose : being a ghost story of Christmas, London, Chapman & All, 1843.
Italo Calvino, Le città invisibili, Torino, Einaudi, 1972.
Image Credits: Totò Pinocchio in Totò a Colori, 1952