La Seconda Guerra Mondiale non è mai finita fra Russia e Giappone: il nodo gordiano è la sovranità su quattro isolette proprio sopra l’Hokkaido. Ma i colloqui per raggiungere un trattato di pace che vanno avanti da decenni sono stati interrotti dalla Russia a seguito delle sanzioni giapponesi per l’Ucraina.
Vi domanderete tutti: ma cos’è questo titolo clickbait? In vero è la descrizione di un dato di fatto: la Seconda Guerra Mondiale fra Russia e Giappone non si è mai conclusa perché non è mai stato siglato un trattato di pace fra le due potenze. Si è concluso solo lo “stato di guerra” ma la pace non è stata fatta.
Il nodo gordiano della questione sono le Isole Curili: una serie di 56 isole vulcaniche inanellate una dopo l’altra che si avvia dall’Hokkaido per arrivare all’estremità meridionale della penisola della Kamchatka, tagliando il Mare di Okhotsk.
A chi appartengono queste isole? O meglio, a chi dovrebbero appartenere le prime quattro?
Nel 1855 iniziarono i rapporti diplomatici fra Impero Russo e Giapponese con la firma del Trattato di Shimoda, con il quale le prime quattro isole dell’arcipelago vennero assegnate al Giappone e le restanti alla Russia. Il Giappone iniziò a riferirsi a loro come “Territori Settentrionali”, unendole amministrativamente alla sottoprefettura di Nemuro (in Hokkaido).
Venti anni dopo si arrivò alla firma del Trattato di San Pietroburgo, dove la Russia cedeva tutte le isole Curili in cambio della sovranità totale sull’isola di Sakhalin: le nuove isole così ottenute non vennero però poste sotto amministrazione ordinaria, ma date in controllo all’ufficio affari coloniali.
L’8 Agosto 1945 l’Unione Sovietica dichiarò guerra al Giappone (il bombardamento atomico su Hiroshima era stato il 6 Agosto e quello su Nagasaki sarà il giorno successivo). Così facendo Stalin rispettava gli accordi presi con Roosevelt e Churchill alla Conferenza di Tehran e poi a quella di Yalta, ma andava a infrangere il Patto di Neutralità Nippo-Sovietico, firmato il 13 Aprile 1941 e che sarebbe scaduto in quella data del 1946.
Tra il 18 agosto e il 5 settembre 1945 l’Armata Rossa occupò le isole Curili (e qui ci sono due curiosità: la prima è che il Giappone aveva annunciato la sua resa il 15 agosto per poi firmarla il 2 settembre; la seconda è che l’invasione avvenne mediante mezzi da sbarco americani passati ai sovietici sotto il Progetto Hula). Si generò così lo status quo che dura ancora oggi e che la diplomazia non riesce ad appianare.
Sia l’Accordo di Yalta che la Dichiarazione di Potsdam riconoscono che le isole Curili sarebbero dovute passare all’Unione Sovietica, ma l’obiezione di Giappone e Stati Uniti fu che i Territori Settentrionali (che i russi chiamano Curili Meridionali) amministrativamente e storicamente non appartenevano all’arcipelago. L’Unione Sovietica chiaramente rifiutò la posizione, tanto da arrivare a non firmare il Trattato di San Francisco del 1951, il documento con cui le potenze alleate sancivano la pace col Giappone ma che nel suo testo non riconosceva la sovranità sovietica sull’arcipelago. Da allora la posizione del Dipartimento di Stato USA è che i Territori Settentrionali sono, presumo legittimamente, sotto occupazione militare in forza dell’Ordine Generale N. 1 del Generale Douglas MacArthur del 1945, che disponeva l’occupazione militare alleata del Giappone dopo la resa.
L’Unione Sovietica però non poteva rimanere in stato di guerra con il Giappone e senza alcuna relazione diplomatica con esso in eterno, così nel 1956 si giunse alla Dichiarazione Congiunta Giapponese Sovietica, con cui si stabilì un regime di pace fra i due paesi e accordi commerciali. Non si trattava però di un trattato di pace, infatti nella Dichiarazione vi era l’impegno a proseguire i colloqui per giungere a una pace, alla stipula del quale l’Unione Sovietica prometteva di trasferire al Giappone il controllo delle due isole più meridionali dei Territori Settentrionali.
Poteva essere uno sbocco, ma il governo degli Stati Uniti pressò il Giappone sostenendo che se avesse rinunciato alla rivendicazione su tutte e quattro le isole dei Territori Settentrionali allora si sarebbero tenuti Okinawa (l’isola tornò sotto amministrazione nipponica solo nel 1972).
Da allora le posizioni reciproche non sono cambiate di molto.
A fine 2006 Vladimir Putin offrì al Giappone le due isole concordate nel 1956 in cambio di un trattato di pace e nel 2008 si trovò un accordo per una serie di incontri internazionali fra i due paesi al fine di risolvere la questione che perdurava da oltre mezzo secolo.
La situazione in realtà precipitò poco dopo. Il 29 Settembre 2010 l’allora Presidente Medvedev dichiarò i “Territori Settentrionali/Curili Meridionali” una “importante regione della Russia“, tanto da effettuare il primo Novembre una visita sull’isola più a Sud e vicina al Giappone. Il Primo Ministro Giapponese per protesta richiamò il suo ambasciatore a Mosca e il giorno successivo il ministro degli esteri russo Lavrov dichiarò che nuove e ulteriori visite sarebbero state programmate sulle isole.
L’anno successivo, poi, iniziò il progetto militare di trasformare le isole in una poderosa base missilistica e navale, anche di sottomarini nucleari, che continua ad andare avanti.
Il Giappone, in una mossa che probabilmente riteneva furba, nel 2018 ha aperto a Tokyo il Museo Nazionale del Territorio e della Sovranità, ingresso gratuito, uscita della metro Toranomon, dove con pannelli in giapponese, inglese e cinese prova a spiegare a un numero di visitatori di cui sarei curioso l’ammontare le ragioni per le quali le prime quattro isole Curili gli appartengano.
Il colpo di grazia sono state le sanzioni imposte dal Giappone a seguito della “operazione militare speciale” russa in Ucraina. Medvedev, attualmente vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale, ha definito i colloqui di pace fra Russia e Giappone “un rituale che non va da alcuna parte“. Il ministro degli esteri Lavrov ha dichiarato poi la cessazione degli stessi.
Chissà dunque se questo scampolo di Seconda Guerra Mondiale sarà in grado di battere in lunghezza la guerra fra Giappone e Montenegro, dichiarata nel 1904 e che ha visto un trattato di pace solo nel 2006.
P.S. Non sapevo dove inserirlo, ma è interessante anche la posizione della Cina Popolare in proposito. Questa inizialmente sosteneva la rivendicazione dell’Unione Sovietica sulle isole negli anni ’50, tuttavia, dopo la crisi sino-sovietica negli anni ’60, la Cina Popolare ha iniziato a sostenere la sovranità giapponese sulle isole. A seguito della guerra sino-sovietica del 1969, le mappe pubblicate in Cina iniziarono a contrassegnare le isole come territorio giapponese con la nota “Occupato dalla Russia”. Ultimamente però, durante una conferenza stampa del 27 luglio 2021, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha commentato la questione della disputa russo-giapponese sulle isole dicendo “È convinzione costante della Cina che i risultati della vittoriosa guerra antifascista debbano essere seriamente rispettati e sostenuti”. La Russia cita spesso “i risultati della vittoriosa guerra contro il fascismo” per giustificare la sua proprietà delle isole dopo la sconfitta del Giappone imperiale nella seconda guerra mondiale. Dicendo “i risultati devono essere rispettati”, la Cina Popolare apparentemente ha nuovamente cambiato posizione accettando l’argomento russo.
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