I sintomi del mal d’amore sono noti: testa leggera, gambe cedevoli, un peso costante sullo stomaco. La colpa secondo la scienza dell’Ottocento è di un parassita generato dall’amore in quanto vera e propria malattia endemica.
L’amore è forse il sentimento più totalizzante nella vita dell’essere umano: è radicato nella mente, o nel cuore secondo l’antica tradizione, ma i suoi effetti si percepiscono chiaramente in tutto il corpo. I sintomi del mal d’amore sono noti: testa leggera, gambe cedevoli, palpitazioni sostenute e un peso costante sullo stomaco. E la colpa, cari lettori, secondo la scienza medica di fine Ottocento non è da attribuirsi alle note “farfalle” che amano svolazzare nelle nostre intestina, bensì di un vero e proprio parassita.
Un articolo tratto dal Giornale delle Donne del 1883 informa di una notevole scoperta in campo medico: l’amore può considerarsi come una malattia endemica, al pari di tifo, colera e persino della peste!
Uno studio pubblicato sul Medical Record, rivista scientifica del tempo diffusa nel mondo anglosassone, riportava le osservazioni di un medico della California, che per anni aveva seguito pazienti affetti da “follia amorosa”. Ma la scoperta scioccante riguarda la presenza di un parassita, il bacillus micrococcus, rinvenuto nel corpo dei pazienti. Una volta “estratto”, il medico Californiano sarebbe riuscito a riprodurre il parassita per 20 generazioni.
“Nessuno, neanche un poeta, ha mai misurato la capacità di un cuore“, scriveva Zelda Fitzgerald (proprio lei che aveva sposato uno scrittore di così alto calibro come Francis Scott Fitzgerald), eppure sembra che la scienza sia riuscita a misurare la capacità degli effetti del parassita dell’amore. Dopo aver impiantato il bacillus in un paziente sulla cinquantina, il medico californiano notò l’emergere di strani sintomi: un fanciullo di appena 17 anni gettò all’aria alcuni prodotti venduti nel negozio in cui lavorava come commesso, per poi porsi a sedere su una cesta di uova al fine di contemplare una fotografia della sua amata. Ahimè, di quelle uova pare restò un’appiccicosa frittata, per cui il ragazzo venne messo alla porta dal padrone nel negozio.
Ancora e forse più sorprendente del primo, un paziente sulla cinquantina, che era single, ordinò subito dopo l’innesto una dentiera nuova, una pomata per capelli e un vestito nero. Si armò di chitarra e iniziò a leggere niente meno che i poemi tormentati e lussuriosi di Lord Byron.
L’autrice dell’articolo riporta poi che il medico stesse lavorando a una cura per placare la malattia d’amore, volendo estirpare o quanto meno rendere innocui questi parassiti così diffusi tra le genti di tutto il globo.
D’altronde, le scoperte del medico californiano sembrano vicine alle parole del saggio Dante Alighieri:
L’amore è più forte della vita e tanto vicino alla morte
Ma forse, cari lettori, se di qualcosa si deve pur crepare, allora meglio che sia d’amore!
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