Amenità, s.f.
Anche il diritto ha i suoi loci amoeni. Con il Nomen Omen di questa settimana, voglia portarvi in gita proprio verso questi, in compagnia dei nostri soliti scavi etimologici e di qualche personaggio d’eccezione per farci compagnia lungo il tragitto.
E allora iniziamo con Ugo Foscolo, che nelle sue Lettere dall’Inghilterra, tra le varie invettive – spesso condivisibili – lanciate come dardi infuocati a destra e a manca, a colpire questa o quella categoria d’intellettuale o pseudo tale, spende memorabili parole contro l’adulazione retorica di certe formule ufficiali e pompose; il Poeta nazionale si sofferma con particolare attenzione su una lingua romanza in particolare, dove l’uso di fronzoli e formule poco digeribili, viene reso meno letale dal dolce suono della pronuncia:
In fatti i titoli di Massimo — e di Giove, — e di Astro che splendeva d’eterna luce e che i nostri poeti e professori d’università davano ad usura a Napoleone, erano tolti da essi a prestito gratuito da’ registri e Senatus consulti dei Senatori del Regno d’Italia. Questo bon ton ricominciava dalla discesa di Carlo VIII, e fu poi raffinato fra noi da’ Padri Gesuiti, e ultimamente fu sublimato oltre ogni credere dal Senato Conservatore di Francia. Ma in Francia l’adulazione pare meno affettata, perchè è abbellita dalla amenità di que’ letterati e dal garbo della loro lingua — inoltre è naturale e richiesta dall’indole del popolo che è vivacissimo, però alla tardità della ragione, antepone la prontezza della forza e della fortuna — e crede di buona fede che il più forte e il più fortunato sia per quel giorno il più savio e benemerito della patria.
I cugini d’Oltralpe antipatici, insomma, ce li abbiamo tutti.
E poi come non ricordare le amenità e orrori, binomio squisito da tirar fuori all’occorrenza nelle conversazioni con gli amici, creato dal Manzoni ne I Promessi Sposi, per descrivere una delle tante storie tramandate sugli Untori, e riprese dagli interrogatori coevi. Un personaggio viene condotto in una misteriosa carrozza presso un palazzo:
Dopo diversi rigiri, erano smontati alla porta d’un tal palazzo, dove entrato anche lui, con la compagnia, aveva trovato amenità e orrori, deserti e giardini, caverne e sale; e in esse, fantasime sedute a consiglio.
E la conseguente offerta di una lauta ricompensa in denaro sonante, se avesse accettato di andare in giro per la città a cospargere i muri con un (a noi ben noto) unguento.
Amenità per tutti i gusti. Ma prima di approdare nel Paese del Diritto, avviamoci verso quello etimologico per conoscere meglio le radici di questo termine.
Amenità deriva dal latino AMOENITAS, “piacevolezza, gaiezza”; il termine latino deriva a sua volta dall’unione tra l’aggettivo AMOENUS, “piacevole” e il suffisso –TAS (dal Proto Indo Europeo *-teh₂ts) a formare il sostantivo femminile astratto alla base della nostra italiana amenità.
E di AMOENUS cosa sappiamo, invece? Ben poco di certo, un po’ come i ricordi lieti nel post-sbronza, diremmo.
Certo è che il Locus Amoenus sia un topos letterario presente sin dalla letteratura greca antica, che designa un luogo aventi determinate e piacevoli caratteristiche naturali, che gli conferiscono un’allure di amenità da cui trarre diletto. Sull’origine dell’aggettivo, in ogni caso, di teorie linguistiche se ne sono spese diverse.
Una vede una radice comune con améinon, comparativo del greco agatòs, “buono, virtuoso”.
Una seconda teoria, forse la più celebre, è quella di Isidoro di Siviglia, il quale, nelle sue Etymologiae, lo lega ad AMOR e MUNUS:
Amoena loca Varro dicta ait eo quod solum amorem praestant et ad [se] amanda adliciant. Verrius Flaccus, quod sine munere sint nec quicquam his officii, quasi amunia, hoc est sine fructu, unde nullus fructus exsolvitur. Inde etiam nihil praestantes vocantur.
Ci narra quindi di come Varrone e Verrio Flacco definissero amoenus il luogo dedito ad attività piacevoli, ma non fruttuose: l’otium che si contrappone al negotium.
Una terza teoria ricostruisce il termine con A- privativo e MOENIA, definendo quindi amoenus come un luogo sì improduttivo, ma anche senza mura, poiché non ha necessità di difese o recinzioni, libero, ad uso di tutti.
E qui ci colleghiamo all’amenità del diritto, legata alle servitù prediali e citata nel Codice Civile all’art. 1028:
L’utilità può consistere anche nella maggiore comodità o amenità del fondo dominante. Può del pari essere inerente alla destinazione industriale del fondo.
Il tema sono delle specifiche del fondo dominante, che passano sia per l’utilità (un qualsiasi vantaggio) che per una maggior e godibile comodità, definita appunto amenità, del fondo stesso.
Un luogo composto da verdi alberi, cespugli di caprifoglio, ruscelli ed uccellini che cantano? Probabilmente non proprio, ma tutto sommato anche per giuristi, ogni tanto, è lecito sognare.
Bibliografia e link di riferimento
Amenità, in GDLI, Grande Dizionario della Lingua Italiana, UTET (accessibile online).
Ameno, in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (accessibile online).
Amoenitas, Amoenus, in Charlton T. Lewis and Charles Short (a c. di), A Latin Dictionary, Oxford, Clarendon Press, 1879.
Ringe, D., From Proto-Indo-European to Proto-Germanic (A Linguistic History of English; 1), Oxford, Oxford University Press, 2006.
Manzoni, A., I promessi sposi. Storia milanese del secolo XVII scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni. Edizione riveduta dall’autore. Storia della Colonna Infame inedita, illustrazioni di Francesco Gonin, Milano, Tip. Guglielmini e Redaelli, 1840.
Foscolo, U. Lettere scritte dall’Inghilterra, su Biblioteca Italiana Online(accessibile online).
Isidoro Di Siviglia, Etimologie o Origini, a cura di A. Valastro Canale, Torino, UTET, 2004.
Pasqualini, F., I confini di un luogo senza confini In L’Italianistica oggi: ricerca e didattica, Atti del XIX Congresso dell’ADI – Associazione degli Italianisti (Roma, 9-12 settembre 2015), a cura di B. Alfonzetti, T. Cancro, V. Di Iasio, E. Pietrobon, Roma, Adi editore, 2017.
Codice Civile, Art. 1028 – Nozione dell’utilità.
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Milano, 1988. UX Designer e Project manager, dottoressa in Filologia Moderna. Appassionata di vino, cose vecchie e storia della lingua.