Il 9 dicembre del 1946 a Norimberga inizia il primo dei “Processi secondari”, il cosiddetto “Processo dei dottori”. Sono ventitré gli imputati tra medici e amministratori nazisti accusati per la loro partecipazione volontaria ai crimini di guerra. Il processo venne condotto da una corte militare statunitense e si tenne nel palazzo di Giustizia di Norimberga.
L’accusa rivela che i medici tedeschi imputati attuarono il programma Aktion T4, il programma eutanasia, l’uccisione sistematica delle persone ritenute “indegne alla vita”; ed esperimenti condotti in nome della scienza sui prigionieri o i civili delle zone occupate. Le vittime includevano persone con gravi disabilità psichiatriche, neurologiche e fisiche. Inoltre, i medici furono accusati anche per esperimenti pseudoscientifici che condussero, durante la guerra, su migliaia di prigionieri nei campi di concentramento, per la maggior parte su ebrei, russi, polacchi, zingari, quasi tutti morirono o comunque riportarono delle lesioni gravi permanenti.
Dei ventitré che vennero processati, venti erano medici, tutti gli imputati si dichiararono non colpevoli, sette di loro furono assolti, sette furono condannati a morte; i restanti furono condannati al carcere con diversi gradi di imputazione.
Il primo capo d’accusa esplica che per tutta la durata di tutta la guerra, dal 1939 al 1945, gli imputati presero parte a un disegno comune e cospirarono, accettando di commettere sia crimini di guerra sia crimini contro l’umanità (capi di accusa 2 e 3). Inoltre, fu stabilito che tutti gli imputati parteciparono come leader o comunque come organizzatori nella formulazione e nelle esecuzioni dei crimini.
Il secondo capo d’accusa riguarda nello specifico i crimini di guerra, che furono commessi su prigionieri di guerra e civili delle zone occupate, senza la loro consenso: nell’elenco si va da esperimenti sull’altitudine con l’utilizzo di camere iperbariche, ad esperimenti sul freddo e l’assideramento; esperimenti sulla malaria e altre infezioni come la febbre gialla, il vaiolo, tifo e colera ve vennero iniettate per poi cercare una cura adatta o un vaccino ; veleni vari somministrati e gas che furono fatti inalare; rimozione e successivo trapianto di organi e ossa.
Il terzo capo d’accusa verté sui crimini contro l’umanità commessi volontariamente da tutti gli imputati, che parteciparono deliberatamente e volontariamente ai piani e agli esperimenti, su civili tedeschi che di altre nazionalità, dando loro la morte, commettendo brutalità, torture e atti inumani.
Il quarto capo d’accusa verté sui membri di un’organizzazione criminale conosciuta come SS, di cui fecero parte alcuni degli imputati.
In totale vennero 85 testimoni e vennero esaminati 1741 documenti. il processo si chiuse il 20 agosto del 1947. Le sentenze di impiccagione vennero eseguite un anno dopo, il 2 giugno del 1948, nella prigione di Landsberg am Lech in Baviera.
«I prigionieri venivano spogliati completamente ed entravano nel laboratorio uno dopo l’altro. Io dovevo tenergli ferme le braccia, mentre un medico ci strofinava sopra qualche goccia di iprite, il cosiddetto gas mostarda, che provoca terribili ustioni. Poi dovevano aspettare in piedi con le braccia aperte anche dieci ore, forse più, finché le ferite da bruciatura non iniziavano a ricoprire tutto il corpo, progressivamente raggiunto dai fumi del gas. Alcune persone divennero cieche. I dolori e i lamenti erano così tremendi che non era possibile stare vicino alle vittime. Le aree bruciate venivano fotografate. Il quinto o sesto giorno ci fu il primo morto. Fu dissezionato: i suoi organi interni erano stati completamente erosi. Nei giorni seguenti morirono molte altre persone». Fu questa la testimonianza di Ferdinando Holl, ex prigioniero politico del campo di concentramento di Neungamme (a sud-est di Amburgo).