Immaginate un mondo senza Amazon e senza Internet: dove ordinereste i libri rari e introvabili? Neanche trent’anni fa la risposta per i bibliofili era semplice: le librerie antiquarie londinesi. È così che la scrittrice americana Helene Hanff comincia una relazione commerciale oltreoceano, che si trasforma in qualcosa di più tra le pagine del suo romanzo epistolare.
Gentili signori,
leggo dalla vostra inserzione sul ‘Saturday Review of Literature’ che siete specializzati in libri fuori stampa. L’intestazione ‘librai antiquari’ mi spaventa un poco, perché per me ‘antico’ equivale a dispendioso. Sono una scrittrice senza soldi che ama i libri d’antiquariato, ma da queste parti è impossibile reperire le opere che desidererei avere se non in edizioni molto costose e rare, o in copie scolastiche, sudicie e scribacchiate, delle libreria “Barnes & Noble”.
Allego un elenco delle mie necessità più pressanti. Se aveste qualche copia usata decente di uno qualsiasi dei libri in elenco a non più di $5.00 l’uno, vi prego di considerare questa mia un ordine di acquisto e di inviarmeli.
Con i più cordiali saluti
Helene Hanff
Quello che avete appena letto è l’incipit di “84, Charing Cross Road” (edizione Archinto a cura di Marina Premoli), il cui titolo coincide con l’indirizzo della libreria antiquaria londinese alla quale Helene Hanff ha realmente inviato, per oltre un ventennio, ordini di acquisto di libri che non riusciva a trovare negli Stati Uniti.
Si tratta di un romanzo unico nel suo genere proprio perché costituito da una raccolta di “ordini di acquisto” e di “conferme di spedizione” che accompagnano la vita dell’autrice: dai suoi primi anni a New York, dove inizia a lavorare nel 1946 come lettrice di manoscritti per la Paramount Picture, al successo presso il grande pubblico raggiunto nei primi anni ’70 proprio con la pubblicazione di questo libro (diventato poi anche un celebre film diretto da David Hugh Jones nel 1987).

Il carteggio che l’autrice intrattiene con Frank Doel, commesso della libreria, inizia come un semplice scambio di missive commerciali, mediante le quali avviene la stipulazione dei contratti di acquisto dei volumi.
In un mondo senza Amazon e senza Internet, la piccola libreria antiquaria “Marks & Co.” non ha un proprio catalogo online, ma invita ugualmente i potenziali clienti a proporre le proprie richieste di acquisto, e si rende disponibile a soddisfarle anche per quei clienti che vivono Oltreoceano.
Frank – che cura con maggiore continuità i rapporti con Helene – riceve di buon grado le richieste che la scrittrice americana invia attraverso il servizio postale; una volta reperiti i volumi, li spedisce negli Stati Uniti, chiudendo l’accordo al prezzo che lei ha indicato nel proprio ordine di acquisto.
Il mero scambio di “proposta e accettazione”, però, gradualmente si trasforma in un epistolario intimo che ci consente di seguire, da un canto, la formazione letteraria e culturale dell’autrice, e, dall’altro, la sua ‘amicizia di penna’ con Frank, la cui morte prematura farà da preludio alla chiusura della libreria, dovuta a un piano di ristrutturazione dell’edificio che la ospita.
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Nelle pieghe del rapporto commerciale a distanza, con il passare del tempo, le parti del contratto lentamente affiancano, all’utilità che ciascuna ricava dal comprare e vendere libri, il piacere di un affetto nutrito dagli stessi elementi che compongono la loro grande passione comune: le parole, e in particolare le parole scritte.
Helene e Frank non si conosceranno mai di persona, ed Helene vedrà finalmente la libreria che ha alimentato per anni la sua curiosità letteraria solo quando il tempo ne avrà decretato la fine e la gloriosa “Marks & Co.” sarà sul punto di chiudere i battenti.

In questo romanzo epistolare l’ordinamento giuridico si manifesta plasticamente nella sua dimensione umana. Le norme che regolamentano il rapporto commerciale a distanza diventano il modo con cui Helene e Frank soddisfano il proprio interesse per i libri, che per entrambi sono sia una passione sia un ferro del mestiere.
E il diritto in generale si svela, così, per quello che è – o, forse, per quello che dovrebbe essere: uno strumento che contribuisce alla creazione relazioni personali.
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