A me sarà capitato almeno cento volte di “perdere” effetti personali in una stanza d’albergo: indumenti, libri, un telefono cellulare (appena comprato, maledetti!), cibo e bevande. Naturalmente, nonostante le mie cortesi richieste e virulente rimostranze, nessuno degli oggetti che ero certo aver lasciato in stanza prima di andar via sono mai stati ritrovati. Ma guai a dubitare dell’albergatore o del personale di servizio!
Bene avrei fatto forse a comportarmi come il protagonista della Massima dal Passato di questa settimana, il signor Desiati che, quantunque distratto e sbadato nell’aver dimenticato diverso denaro (e nello specifico: un portafoglio e un portamonete contenenti circa L. 500 in carte bancali, argento, nichel e bronzo e due effetti cambiari firmati in bianco con altre carte) tra le pieghe del materasso nella stanza d’albergo dove aveva alloggiato a Lecce in quel novembre del 1904, si era subito rivolto alla polizia una volta accortosi di non aver più con sé quegli oggetti, dubitando dell’innocenza dell’albergatrice, signora Donata Sospetto (donata… sospetto..).
Vi lascio immaginare in quali angoli remoti dell’albergo erano finiti gli effetti del Desiati. A rinvenirli era stata la donna di servizio, Bianca Causo (del quale la Corte d’Appello ci offre una inaspettata “indagine psicologica” proprio alla fine della lunga sentenza), che li aveva subito consegnati alla Sospetto.
Nella sentenza, la Corte si interroga sulla differenza tra furto (aggravato da abuso di fiducia derivante da coabitazione) e appropriazione indebita di cose smarrite.
Ma a noi che siamo prossimi alle vacanze, o che già ci siamo, poco importa dei profili giuridici, questa volta (ma anche tante altre) ci accontentiamo dell’aneddotica, e traiamo da questo caso solo un prezioso suggerimento: quando andiamo via, controlliamo la stanza più volte. Anche sotto il letto.
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Corte d’Appello di Trani, 23 marzo 1905
L’oste e l’albergatore i quali si impossessano di cose abbandonate nascoste nella propria casa dal viandante, dopo che questi, pagato il conto, se ne è già partito, commettono, non già furto, ma appropriazione di cosa smarrita.
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