L’8 settembre 1943, verso le 19.40, la voce registrata del maresciallo Badoglio trasmessa alla radio annunciò agli italiani la decisione maturata durante l’estate dal Re e dagli alti comandi dell’esercito. L’Italia, stremata dallo sforzo bellico, si arrendeva agli Alleati.
“Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”
L’armistizio era stato firmato il 3 settembre a Cassibile, in segreto, nelle persone del generale Giuseppe Castellano e del general Walter Bedel Smith. Prevedeva la resa incondizionata dell’Italia.
Badoglio, che dopo l’arresto di Mussolini era stato posto a capo del governo, svelò gli accordi controvoglia, su sollecitazione degli Alleati. La radio alleata di Algeri precedette infatti l’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) di un’ora, annunciando l’armistizio.
I Tedeschi non tardarono a reagire, pretendendo subito il disarmo dell’Italia. Il proclama di Badoglio era stato volutamente vago circa l’atteggiamento da tenere nei loro confronti, ma questi vi lessero il tradimento dell’alleanza, tale da giustificare il disarmo, la deportazione e talvolta l’omicidio di migliaia di soldati italiani. L’esercito, d’altra parte, preso alla sprovvista dall’annuncio, era allo sbando.
Il 9 settembre Badoglio e la famiglia reale ripararono da Roma e trovarono rifugio presso gli Alleati, a Brindisi. I Tedeschi colsero l’occasione per occupare le zone strategiche del Paese, sopprimendo i focolai di resistenza che cominciavano ad accendersi tra i soldati italiani. Tra questi, alcuni riuscirono tuttavia a fuggire e a trovare rifugio in montagna, unendosi ai primi nuclei del movimento partigiano.