L’8 agosto 1945 il presidente Harry S. Truman firmò la Carta – o statuto – delle Nazioni Unite. La Carta, adottata dalla Conferenza di San Francisco il 26 giugno, aveva istituito l’Organizzazione con l’obiettivo di ereditare la missione della Società delle Nazioni senza ripeterne gli errori – tra i quali vi era proprio la mancata adesione degli Stati Uniti.
Il presidente firmò senza troppe formalità, non utilizzando neanche la consueta penna cerimoniale, ma una semplice penna da scrivania da 10 cents. L’evento non passò comunque inosservato, e fu accompagnato anzi da grandi speranze e ottimismo. Si sperava che l’ONU diventasse l’arbitro delle dispute internazionali e che riuscisse nel suo principale scopo di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana.”
Durante la Guerra Fredda, l’ONU ha in parte disatteso queste speranze. La compresenza di URSS e USA nel Consiglio di Sicurezza ostacolava il processo decisionale, e si finì col fare sempre meno ricorso all’organizzazione per risolvere i conflitti internazionali.
Con la firma di Truman e del Segretario di Stato Byrnes, gli Stati Uniti divennero il primo Stato a completare il processo di ratifica del trattato. Sarebbe poi entrato in vigore quando anche la Cina, la Russia, la Gran Bretagna, la Francia e la maggioranza degli altri Stati firmatari avrebbero concluso il processo di ratificazione.