Altiero Spinelli, Ventotene e l’Europa (1928)
I tempi che viviamo sono quello che sono. A volte ci sembra di essere prossimi all’abisso. Vediamo sfaldati i rapporti sociali e osserviamo sgomenti al riemergere di una retorica che credevamo seppellita. E incapaci di guardare avanti, ci affossiamo acriticamente nel passato. Il passato però (almeno è questo è il nostro messaggio) ha sempre del buono, persino quando è buio, perché è stimolo per il presente e per l’avvenire.
C’è un argomento, per esempio, di estrema attualità, che più di altri soffre lo spirare di venti gelidi: l’Europa.
L’indegna campagna elettorale permanente, cui assistiamo inermi da anni, ha fatto dell’Europa uno dei suoi principali bersagli. Un nemico a portata di mano. Da additare comodamente come causa primaria dei nostri affanni, come un dio capriccioso e severo al quale doversi a tutti i costi ribellare. L’astio nei confronti dell’Europa ha così pervaso la “dialettica” politica, che non c’è un partito politico che non si proponga, quando non di rovesciarla, almeno di modificarla questa Europa, perché così com’è è non va bene.
Io confesso che all’Unione Europea un po’ ci sono affezionato, e mi piacerebbe fosse se possibile ancor più presente nel dibattito pubblico. Non come quel Molok di “tecnocrati e burocrati” che infesta le nostre vite, come tanti inutilmente la descrivono, ma come la casa che tutti noi europei abitiamo.
Mi dà un grande sollievo il fatto che il concetto di Europa unita (almeno come noi la percepiamo oggi) sia stata elaborata nella prima metà del Novecento. In un periodo in cui nazionalismi e sovranismi erano la realtà data e pensare a una Europa di stati uniti era pura fantascienza. Uno dei nomi più noti che si associano a questo pensiero visionario è quello di Altiero Spinelli, autore insieme a Ernesto Rossi di quel Manifesto di Ventotene, che pose le basi politiche e ideologiche alla futura costituzione di una unione tra stati europei, mentre le macerie della guerra erano ancora fumanti.
La prima stesura dell’opera, dal titolo Per un’Europa libera e unita. Progetto di un manifesto fu redatta del 1941, in piena seconda guerra mondiale quando Spinelli e Rossi erano confinati a Ventotene, splendida isola del Tirreno che ebbe la sfortuna di essere relegata dal Regime al ruolo di galera a cielo aperto.
A ben pensarci, l’idea che un concetto politico così alto sia stato messo nero su bianco in un periodo estremamente funesto e nel corso di dolorosi anni di confino politico, non solo mi dà sollievo, ma mi commuove.
Anche Gramsci dal carcere scrisse: “Esiste oggi una coscienza culturale europea ed esiste una serie di manifestazioni di intellettuali e uomini politici che sostengono la necessità di una unione europea: si può anche dire che il processo storico tende a questa unione e che esistono molte forze materiali che solo in questa unione potranno svilupparsi: se fra x anni questa unione sarà realizzata la parola “nazionalismo” avrà lo stesso valore archeologico che l’attuale “municipalismo”“.
Tornando a Spinelli. Si era avvicinato all’attivismo politico a 17 anni, nel 1924, l’anno dell’assassinio di Matteotti. A partire dal 1926, con la emanazione dei provvedimenti a “difesa dello Stato” tutti i partiti, le associazioni e le organizzazioni che “esplicano azione contraria al regime” (cioè tutti tranne il PNF) erano stati disciolti e relegati di fatto alla clandestinità (R.D., 6 novembre 1926 n. 18). La legge 25 novembre 1926, n. 2008 aveva poi istituito il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, uno dei più odiosi – e temuti – strumenti della repressione fascista, che per quasi venti anni inflisse condanne (anche a morte) a seguito di processi poco più che sommari e principalmente per reati di opinione.
Spinelli (nel frattempo espulso anche dal PCI) finì al confino di Ventotene nel 1939, dopo avere di fatto già scontato in diverse carceri italiane una condanna comminata proprio dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato.
Quando fu arrestato a Milano il 3 giugno 1927, Spinelli aveva 20 anni. Come si legge nella sentenza “Dalla lettura dei rapporti delle autorità di P.S., risulta che egli è elemento pericolosissimo […] Ha sempre esercitato deleteria attività sovversiva, tanto fra gli operai quanto fra gli studenti […]. Nella notte dal 5 al 6.2.1926, si fece iniziatore di una manifestazione ostile al governo con l’esposizione di una bandiera rossa con la scritta “Abbasso il Duce! Evviva Lenin!”.
Ho pensato che fosse troppo comodo ripartire dal Manifesto di Ventotene per ridare il giusto respiro all’idea di Europa.
Ripartiamo da qui, dalla sentenza del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato che condannò Altiero Spinelli a 16 anni e 8 mesi di reclusione (insieme ad altri membri del Partito Comunista, Parodi e Vignocchi) perché parte di una fazione politica contraria al regime. La trovate riportata per intero cliccando sul tasto qui sotto.
Come dicevo all’inizio, anche il passato più buio ha il seme della speranza.
Viva l’Europa.
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