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27 Settembre 1956 – Muore Piero Calamandrei

By Giulia Casavola

September 27, 2020

Padre costituente, professore, avvocato, scrittore, Piero Calamandrei nacque a Firenze il 21 aprile 1889 e crebbe recependo gli ideali repubblicani del padre, mazziniano. Sarebbe stato poi, nel 1942, tra i fondatori del (nuovo) Partito d’azione.

Si cimentò per la prima volta nella scrittura a 20 anni, esplorando il genere della letteratura infantile – genere a cui si sarebbe poi dedicato nuovamente a seguito della nascita del figlio Franco. L’interesse per la letteratura lo accompagnò sempre, ma l’impegno che profuse in questo campo non è sicuramente paragonabile all’imponente contributo dato all’applicazione e alla riforma del diritto, a cui il suo nome è legato.

Allievo di Chiovenda, fu professore di procedura civile prima a Messina, poi a Modena, Siena e Firenze. A Modena scrisse La Cassazione civile, in cui suggerì che le cinque corti di cassazione regionali fossero sostituite da una corte unica. Da questo e dagli altri scritti di Calamandrei emerge un approccio politico al diritto. Egli intendeva il commento della legge, in particolare nell’ambito della procedura civile, come volto ad assicurare un’interpretazione pratica e utile del diritto, che potesse instaurare un rapporto chiaro ed efficace con il cittadino e con i suoi diritti. Rifuggiva dai tecnicismi fini a se stessi, e cercò nella sua opera di perseguire obiettivi ben definiti di politica del diritto.

Se questa fu sempre l’impostazione del suo lavoro accademico, Calamandrei è stato anche un protagonista della storia politica del nostro paese. Nel novembre 1918, fu il primo italiano a entrare a Trento. Dagli anni ’20 in poi Calamandrei si aprì anche alla politica vera e propria, assumendo posizioni antifasciste.

Fu eletto all’Assemblea Costituente, dove portò la sua aspirazione alla creazione di un nuovo ordinamento dei diritti sociali, l’esigenza di un esecutivo stabile e di una magistratura indipendente, dell’introduzione di una Corte Costituzionale. Alla prima seduta della Corte Costituzionale avrebbe poi partecipato in prima persona, come avvocato, per difendere la possibilità di estendere il vaglio di costituzionalità anche alle leggi previgenti al 1948.

Nella Costituzione egli aveva una profondissima fede: pur ravvisandone i limiti, avendo partecipato alla sua stesura, Calamandrei agognava l’attuazione costituzionale quasi che potesse essere una panacea per tutti i mali del Paese. Durante la sua esperienza da deputato, denunciò tuttavia con amarezza la realtà della Costituzione inattuata.

Tra le sue opere più celebri, l’Elogio dei giudici scritto da un avvocato.