25 Aprile 1906 – Nasce Andrea Torrente
Sul “Torrente” si sono formate generazioni e generazioni di giuristi, e dunque il nome di Andrea Torrente è inevitabilmente legato al suo Manuale di Diritto Privato, opera curata poi da Piero Schlesinger, da poco venuto a mancare.
Si laureò all’Università di Napoli con mentori del calibro di Antonio Scialoja, che fu poi amico e confidente di una vita, con una tesi sul concetto di “inesistenza” nell’ambito del diritto processuale civile. Fu magistrato, prima presso la Pretura di Napoli, poi al Tribunale di Roma, , dopo avere toccato numerose città (Teramo, Lecce, Benevento e Roma, al ministero della giustizia). Nelle vesti di giudice del lavoro si distinse per l’accuratezza e la scrupolosità adottate nella disamina delle dichiarazioni testimoniali.
Virgilio Andrioli ci consegna una immagine molto suggestiva di un giovane Torrente operoso e concentratissimo nel soqquadro di un palazzo romano poiché trascorreva molte ore “in uno stanzone dell’ammezzato sulla corte d’appello, nel quale confluirono, per il decennio anteriore alla seconda guerra mondiale, giovani e giovanissimi, chiamati da Salvatore Galgano a collaborare all’annuario di diritto comparato e alle raccolte di giurisprudenza straniera […], lavoravano in un disordine indescrivibile, tra suppellettili antidiluviane, rallietati dalla visione di Castel Sant’Angelo e del Gianicolo”.
In quelle circostanze si distinse per l’entusiasmo e l’operosità nell’elaborare le sue annotazioni giurisprudenziali. La vocazione dottrinaria è un tratto costante del suo talento, che lo portarono a coltivare la passione per la ricerca per tutta la vita e a contribuire alla nascita di alcune tra le più importanti riviste giuridiche, tra cui figura Giurisprudenza completa della Cassazione e Foro italiano.
A 34 anni divenne consigliere della Corte d’Appello di Roma, dove produsse alcune sentenze sofisticatissime tra cui si menziona quella particolarmente innovativa sul risarcimento danni da aborto provocato da fatto colposo (17 gennaio 1946). Giunse poi in Cassazione, dove ebbe modo di imprimere il suo spirito critico e innovatore in alcune pronunce. Ad esempio, in una decisione a sezioni unite, Torrente criticò le ricadute formalistiche delle procedure e la speculazione a cui le stesse possono indurre: “questo frazionamento, in tappe successive, dell’esame di un presupposto processuale, questa moltiplicazione di giudizi, questo impiego di attività giurisdizionale al limitato e circoscritto fine di individuare il giudice competente è contrario, non soltanto alla regola somma dell’economia processuale, ma anche allo scopo stesso del processo che è l’attuazione della legge”.
Dell’uomo che si cela dietro al gigante Andrea Torrente giurista sappiamo, attraverso le parole di Giuseppe Pescatore, che era una persona generosa, a tratti melanconica, ispirata da un amore viscerale per l’arte, la filosofia. Torrente era uomo libero che “scrutava con occhio sicuro e con intervento scevro da anacronismi”.
Fu un visionario, in cui spesso si consumò il dissidio tra la devozione al ruolo istituzionale e l’impulso di correggere le imperfezioni del sistema. Sempre sensibile alle tematiche sociali del suo tempo, all’alba della Liberazione, si schierò apertamente contro i giuristi che, rinnegando del tutto la codificazione di epoca fascista, premevano per la “restaurazione” dei codici del 1865.