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22 Settembre 1988 – Promulgato il Codice di Procedura Penale

By Maria Giulia De Rosa

September 22, 2020

Con decreto del Presidente della Repubblica, il 22 settembre 1988 veniva introdotto l’attuale Codice di procedura penale italiano.

Il decreto n. 447 seguiva i vari provvedimenti che dal 1865 si erano susseguiti per la riforma del Codice.

Già nel 1962 era stata infatti nominata una commissione ministeriale per la riforma del Codice del 1930, il noto Codice Rocco, la quale, presieduta da Carnelutti, elaborò la cosiddetta “bozza Carnelutti”.

Estremamente all’avanguardia, la bozza prevedeva ad esempio la soprressione della fase istruttoria, un’inchiesta del pubblico ministero condotta solo ad uso interno e un dibattito orale in cui acquisire le prove. Considerato però troppo ardito per i tempi, il progetto non ebbe seguito.

Il dibattito e il lungo iter legislativo che ne seguì condussero, tuttavia, al varo della prima delega legislativa del 1974, che conteneva una serie di principi e criteri direttivi cui il governo si sarebbe dovuto ispirare al fine di emanare un nuovo Codice di procedura penale.

Del 1978 fu il progetto preliminare di Codice che venne elaborato sulla base della delega, ma che, imperniato ancora molto su un sistema tradizionale, si rivelò un buco nell’acqua.

D’altronde non ci si poteva aspettare altrimenti in un periodo storico in cui a causa degli attentati terroristici, quel codice sembrava davvero poco adatto.

Solo nel 1987, terminata l’emergenza terroristica, venne approvata la seconda legge delega, la legge n. 81, per l’emanazione di un nuovo Codice.

Nella delega il Parlamento indicava al governo le direttive cui il nuovo codice di procedura penale si sarebbe dovuto attenere, tra le quali vi erano in particolare l’urgenza di adeguare il processo penale italiano al modello ormai delineato e accolto dalle Convenzioni internazionali e quella di imperniare il procedimento penale sul sistema accusatorio e non più inquisitorio.

La delega fu attuata dal ministro Giuliano Vassalli sulla scia dei lavori della commissione ministeriale guidata da Pisapia.

Il nuovo codice sarebbe entrato in vigore il 24 ottobre 1989, così da lasciare un anno di vacatio legis da dedicare allo studio del codice stesso, nuovo e diverso rispetto a tutti quelli precedenti.

Proprio questa accelerata finale avrebbe avuto degli effetti negativi sul testo di legge, che, definito “codice dei professori”, fu da subito oggetto di critiche perché non condiviso con gli organi politici e di accuse di incostituzionalità che ne hanno nel tempo gravemente minato la stabilità.