Il neon fu scoperto nel 1898 da William Ramsay e Morris W. Travers. Il caratteristico colore rosso brillante che viene emesso dal neon gassoso quando eccitato elettricamente venne notato immediatamente; Travers in seguito scrisse, “il bagliore di luce cremisi del tubo raccontava la sua storia ed era uno spettacolo su cui soffermarsi e non dimenticare mai”.
La scarsità del neon precluse la sua pronta applicazione per l’illuminazione elettrica lungo linee di tubi di Moore, che utilizzavano scariche elettriche in azoto. I tubi di Moore erano commercializzati dal loro inventore, Daniel McFarlan Moore, all’inizio del 1900.
Dopo il 1902, la compagnia di Georges Claude, Air Liquide, produceva quantità industriali di neon come sottoprodotto della sua attività di liquefazione dell’aria e nel dicembre 1910 Claude dette prova della moderna illuminazione al neon basata su un tubo al neon sigillato. Nel 1915 un brevetto statunitense fu rilasciato a Claude, questo copriva il design degli elettrodi per luci a tubi al neon; tale brevetto divenne la base per il monopolio detenuto negli Stati Uniti dalla sua azienda, Claude Neon Lights, fino ai primi anni ’30.
Intorno al 1917, Daniel Moore sviluppò una lampada al neon mentre lavorava presso la General Electric Company. La lampada aveva un design molto diverso dai tubi al neon, molto più grandi. La differenza nel design fu sufficiente per il rilascio di un brevetto statunitense per la lampada al neon nel 1919.
Un sito web della Smithsonian Institution osserva: “Questi piccoli dispositivi a bassa potenza utilizzano un principio fisico chiamato scarica coronale. Moore aveva montato due elettrodi vicini in una lampadina e aggiunse neon o gas argon. Gli elettrodi si illuminano intensamente di rosso o blu, a seconda del gas e le lampade possono durare per anni. Dal momento che gli elettrodi potevano assumere quasi tutte le forme immaginabili, un’applicazione popolare è stata quella delle fantasiose lampade decorative”.
Le lampade a incandescenza al neon hanno trovato un impiego pratico come indicatori nei cruscotti e in molti elettrodomestici fino alla commercializzazione diffusa dei diodi a emissione di luce (LED) negli anni ’70.