giornopergiorno

17 Settembre 1787 – Firmata la Costituzione degli Stati Uniti

By Giulia Casavola

September 17, 2020

“Noi, popolo degli Stati Uniti”. Questo è il soggetto con cui si apre la Costituzione americana del 1787. Eppure, i costituenti, appartenenti in fondo a un’élite tra gli abitanti delle colonie britanniche, erano lungi dal considerare il popolo a cui consegnavano la prerogativa di emanare il potere del governo un soggetto privo di vizi. Nei Federalist Papers, Alexander Hamilton, James Madison e John Jay esprimevano diffidenza rispetto ad alcune degenerazioni della democrazia, riponendo tuttavia fiducia nelle potenzialità del popolo americano, capace, a differenza delle canaglie delle città europee, di virtù. Si intravede un prototipo del moderno ideale del sogno americano nelle speranze riposte dai costituenti nell’espansione verso ovest, che nei piani avrebbe offerto a chiunque l’opportunità di acquisire proprietà individuali e di muoversi lungo la scala sociale.

Al popolo non erano considerati appartenenti né i nativi americani, né gli schiavi, neppure se emancipati. Per la precisione uno schiavo veniva considerato 3/5 di un uomo libero. I nativi, da parte loro, non partecipando al lavoro così come inteso nella cultura europea dei coloni, venivano privati di default della possibilità di godere del diritto di proprietà.

La Costituzione del 1787, firmata proprio il 17 settembre da 55 delegati alla Convenzione costituzionale di Filadelfia, riorganizzava le 13 colonie indipendenti in uno stato federale. Al governo federale le colonie riconoscevano sovranità nell’ambito della difesa, della politica e del commercio internazionale, della moneta. Allo stesso tempo ne tenevano al guinzaglio il potere, onde evitarne degenerazioni, tramite sia la magistratura indipendente, sia il Senato, al cui vaglio doveva essere sottoposta la firma di ogni trattato internazionale. In questa organizzazione si legge l’ambivalenza dei costituenti nei confronti dell’assetto democratico che pure avevano eletto come il più adatto al nuovo Stato.

La Costituzione fu ratificata dalla maggioranza degli stati nel 1789. Nello stesso anno venne eletto il primo presidente, George Washington, rieletto poi per un secondo mandato. Washington rinunciò a ricoprirne un terzo, stabilendo così una regola per cui ancora oggi i presidenti degli Stati Uniti non possono essere rieletti più di due volte (istituzionalizzata con XXII emendamento nel 1951).

La Costituzione, non modificabile per volere dei costituenti, era tuttavia emendabile attraverso una complessa procedura. Nel 1791 le furono infatti annessi i primi emendamenti, che racchiudevano diritti e libertà fondamentali per i cittadini. In cima al decalogo del Bill of Rights troneggiava il Primo Emendamento, primo non a caso. Sanciva il divieto per il Congresso di interferire con la libertà di espressione dei cittadini, libertà che rifletteva le prerogative dei coloni appena emancipatisi dalla Madre Patria e in parte riluttanti all’idea di sottoporsi a un nuovo potere centrale, e che avrebbe determinato la cultura costituzionale americana nei secoli a venire.