Circa tredicimila ebrei furono arrestati a Parigi e deportati nei campi di concentramento il 16 Luglio 1942. La Francia era ancora uno stato unitario, ma divisa sin dal 1940 tra regime nazista che occupava militarmente il settentrione (su cui negava sovranità) e il regime collaborazionista di Vichy a sud, che formalmente aveva il controllo dell’intero paese.
Dall’occupazione partì un percorso discriminatorio avviato col censimento degli ebrei del 1940, tramite cui nomi e indirizzi vennero classificati nel dossierd Tulard. A partire dal luglio dello stesso anno i tedeschi iniziarono a fare ricognizione per capire come predisporre i trasferimenti nei campi di concentramento. Fu allora che Dannecker comunicò a Eichmann l’adesione della polizia francese alle operazioni di deportazione. Il 12 luglio del 1942 iniziò l’operazione “Vento di primavera” che fu eseguito con grande celerità. La polizia francese arrestò di sua iniziativa molti bambini ebrei e Eichmann ratificò tale iniziativa poco dopo. I nazisti erano infatti interessati agli individui ricompresi tra i 16 e i 40 anni. Il primo ministro della Francia di Vichy Pierre Laval propose al consiglio dei ministri di trasferire integralmente le famiglie, asserendo
“Per un principio umanitario ho ottenuto, contrariamente alle prime intenzioni dei tedeschi, che i figli, compresi quelli minori di sedici anni, siano autorizzati ad accompagnare i genitori”.
A partire dalle ore notturne furono catturate 13.152 persone, di cui 4115 bambini, che dopo esser stati strappati alle proprie famiglie furono rinchiusi per giorni in un edificio parigino adibito a circuito per le gare di ciclismo vicino alla Torre Eiffel, il Velodromo d’inverno, da cui trae origine la definizione storica di questo tragico giorno. Gli arrestati giacevano in condizioni igienico sanitarie disumane, in spazi angusti inferiori al metro quadrato, a temperature altissime e con scarsità di cibo, prima di essere deportati prima a Drancy, Beaune-la-Rolande e Pithiviers e poi nei campi di sterminio.
Il governo francese omise di chiedere perdono per il supporto garantito dalla polizia e per il ruolo da essa assunto nell’intera vicenda. Si riteneva infatti che la Repubblica francese ripristinata da De Gaulle al termine della guerra fosse esente da responsabilità, sino al 16 luglio del 1995, quando Jacques Chirac riconobbe le colpe dello stato in quella pagina storica di persecuzione e dolore. Il 16 luglio 2017 il presidente francesesi Emmanuel Macron si è scusato a nome della Francia per la retata del Velodromo d’Inverno, affermando
È infatti la Francia che ha organizzato il rastrellamento, non un singolo tedesco prese parte a ciò.