15 Maggio 1911 – La Corte Suprema scioglie la Standard Oil
Il 15 maggio del 1911, la Corte Suprema degli Stati Uniti ordinò lo spacchettamento della Standard Oil Company in 34 società, determinando così la prima grande vittoria dello Sherman Antitrust Act.
Allo Sherman Act si fanno comunemente risalire le origini del diritto della concorrenza. La legge fu promulgata nel 1890 dal Congresso statunitense per intervenire sui monopoli che si erano consolidati nel Paese alla fine del XIX secolo. Questi si erano aggregati naturalmente, per far fronte agli ambiziosi progetti di opere pubbliche cominciati sotto l’amministrazione coloniale per rendere il nuovo continente abitabile per i migranti dal Vecchio. Tra di loro c’era l’impero del petrolio di John D. Rockefeller, la Standard Oil, fondata nel 1870 e cresciuta acquisendo i propri concorrenti, sfruttando poi la dimensione raggiunta per ottenere benefici non accessibili alle società più piccole.
Nel 1881 Rockefeller si unì a dei soci nello Standard Oil Trust, il trust più grande mai visto, che nel 1887 comandava il 90% dell’intero mercato petrolifero. A quel punto, il suo potere indiscriminato cominciò a essere raggiunto dalle critiche sia del governo, sia del pubblico, ma rimase impregiudicato fino all’inizio del secolo successivo, quando il Department of Justice intentò un’azione legale contro il colosso. L’accusa era di aver ristretto il commercio tramite accordi preferenziali con le ferrovie, il controllo degli oleodotti e mettendo in atto pratiche anticoncorrenziali per estromettere i concorrenti più piccoli dal mercato.
La Corte Suprema ordinò dunque lo scioglimento della Standard nel 1911, in quanto colpevole di operare un’irragionevole restrizione del commercio interstatale, specificando che essa si verifica al ricorrere di una delle tre seguenti conseguenze: un aumento dei prezzi, una riduzione dell’offerta o una riduzione della qualità – tre indicatori che vengono utilizzati ancora oggi dalla teoria antitrust. Nonostante la decisione fosse contro la Standard, l’opinione pubblica dell’epoca la intese come favorevole ai big business in generale, per via della specificazione che solo le restrizioni irragionevoli della concorrenza fossero suscettibili di sanzione legale.
La decisione contro Standard Oil, oltre a continuare a venire studiata come caso di scuola del diritto antitrust, ricorre oggi anche nel dibattito pubblico, per avvalorare la tesi di coloro che propongono che i giganti dei nostri giorni, Amazon, Google e Facebook, vengano spacchettati allo stesso modo dell’impero di Rockefeller.