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12 Agosto 1944 – La strage di Sant’Anna di Stazzema

By Giulia Casavola

August 12, 2021

Sant’Anna di Stazzema era stata dichiarata dai tedeschi zona bianca: poteva cioè trovarvi rifugio la popolazione civile sfollata dai propri comuni. Quando, però, divenne anche un punto strategico della linea di difesa Pietrasanta-Riegel, che avrebbe dovuto difendere i territori del nord occupati dai nazifascisti dall’avanzata degli Alleati, i tedeschi affissero un messaggio sulla chiesa di Sant’Anna intimando agli abitanti di trasferirsi altrove. Era il 26 luglio 1944.

Rassicurati dell’assenza di partigiani tra la popolazione, e vista la difficoltà dell’operazione, i tedeschi ritirarono presto l’ordine. Ma i sospetti circa la possibile collaborazione tra i civili che si erano rifugiati a Sant’Anna e i partigiani permasero.

Con l’intento di spezzare ogni eventuale nesso esistente tra popolazione civile e Resistenza, il 12 agosto quattro compagnie del secondo battaglione del 35esimo reggimento della 16esima divisione volontari delle Waffen SS circondarono il paese. Gli abitanti non capirono, però, che di lì a poco si sarebbe compiuto un eccidio. E invece le SS aprirono il fuoco sulla folla, uccidendo a freddo 560 persone.

Di questo efferato crimine di guerra si è scoperto solo negli anni ’90, grazie a un armadio custodito negli scantinati di palazzo Cesi-Gaddi a Roma, che conteneva 695 fascicoli su crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante l’occupazione nazifascista.

Al termine delle indagini che ne sono seguite, il tribunale militare di La Spezia ha condannato dieci ufficiali delle SS all’ergastolo, verdetto poi confermato dalla Cassazione nel 2007. La procura di Stoccarda, invece, ha archiviato l’inchiesta sulla strage per assenza di documenti che provino la responsabilità individuale degli ufficiali. Ha inoltre ritenuto che non fosse possibile affermare con certezza che l’eccidio fosse stata un’azione di rappresaglia contro la popolazione civile, e non, piuttosto, un’azione militare contro i partigiani.