Il Rubicone è un torrente di circa 35 km, che si trova nella provincia di Forlì-Cesena e incontra la via Emilia all’altezza di Savignano sul Rubicone per sfociare infine nel mar Adriatico. In epoca romana il Rubicone non era soltanto un fiume, ma segnava il confine del territorio di Roma (della Repubblica) dalla provincia della Gallia Cisalpina ed era quindi vietato il suo passaggio in armi o comunque sia alla guida di un esercito. Averlo fatto significava sfidare apertamente la Repubblica con un atto simbolico di ribellione.
Verso la fine degli della decade 70 – 60 a.C. la situazione in seno al governo della Repubblica di Roma era molto travagliata e si venne a formare il cosiddetto primo triunvirato, proprio nel 60 a.C., costituito dagli allora uomini più potenti, in termini politici, di Roma: Pompeo, Crasso e Giulio Cesare. Venne quindi raggiunto una sorta di accordo tra i tre: Crasso e Pompeo avrebbero aiutato, con la loro influenza e la loro ricchezza a facilitare l’elezione di Cesare console, in cambio questi avrebbe dovuto facilitare la promulgazione di leggi in favore dei due alleati. Da qui effettivamente i tre dominarono la Repubblica, ognuno a modo suo e per i propri personali progetti, in particolar modo, Cesare fece approvare legge agraria che permetteva la distribuzione di terre ancora disponibili. Mediante un plebiscito, fu messo al comando militare della Galla Cisalpina, dell’Illirico e della Gallia Narbonese. In quanto era consapevole del fatto che solo i successi militari avrebbero accresciuto il suo prestigio, che già non era di poco conto, facendolo diventare un eroe come lo stesso Pompeo.
Nei dieci anni successivi Giulio Cesare condusse diverse campagne i proprio in territorio gallico, iniziò con gli Elvizi, che minacciavano i confini settentrionali, vincendoli a Bibratte. Nel 57 ebbe la meglio anche su Nervi e sottomise il paese dei Belgi. Nel 56 fu la volta dei Veneti dell’Aremorica, il tutto mentre uno dei suoi uomini più fidati, il luogotenente Publio Crasso (figlio dell’altro triunviro), occupava l’Aquitania. Nello stesso anno, Cesare completò l’occupazione del Belgio con la sconfitta dei Morini e dei Menapi. Fu poi la volta della Britannia, dove però vi trovò una ferrea resistenza anche per i molti pirati che imperversavano nelle acque della Manica. Dovette poi tornare in Gallia, dove dovette affrontare le agitazioni organizzate dalla resistenza di Ambiorige, a capo degli Eburoni. Questa ribellione fu lunga ed estenuante ma, finalmente, nel 52 Cesare costrinse l’ormai nuovo capo Vercingetorige a rifugiarsi ad Alesia, dove lo assediò mediante un’azione militare, espugnò la fortezza e lo mandò prigioniero a Roma. Solo adesso poté compiere azioni risolute contro i popoli non ancora soggiogati e portò a termine la conquista dell’intera Gallia.
Nel frattempo, nel 56, il triunvirato aveva rinnovato il suo accordo a Lucca, ma solo tre anni dopo, nel 53, venne sciolto a causa della morte di Crasso, in una spedizione militare contro i Parti ad Oriente. Approfittando di questo avvenimento e dell’assenza di Cesare da Roma, Pompeo diventò di fatto il padrone della città. Solo alla fine della guerra in Gallia Cesare pose la sua candidatura al consolato, ma di contro lo stesso Pompeo pretese che Cesare fosse presente di persona a Roma per questo e, soprattutto, dopo aver deposto l’imperium. Intuendo la mossa politica del rivale e non volendo mettersi alla sua mercé, Cesare si preparò al conflitto armato, forte della fiducia dei suoi uomini e della popolarità che in tutta Roma aveva acquisito grazie adi dieci anni di vittorie in Gallia.
Fu così che Cesare venne dichiarato nemico pubblico e il 10 gennaio del 49 a.C. varcò il Rubicone, il confine dell’Italia, violando la legge che vietava la presenza di magistrati investiti dell’imperium provinciale, sul territorio di diretto controllo della Repubblica. Pompeo fu costretto alla fuga, non avendo a Roma le legioni che erano sotto il suo comando, e si rifugiò in Grecia. Ciò che seguirà di li a pochi anni cambierà per sempre la storia di Roma, la guerra civile.